‘Ciascuno deve scegliere gli alimenti che più lo equilibrano’
Come rapportarsi al cibo in modo rispettoso in una società usa e getta è il tema trattato dal prof. Marco Ferrini saggista, filosofo e studioso della cultura indo-vedica. «La vitalità che riprende a scorrere produce nuove cellule, nuovi tessuti, è un rinnovamento continuo del corpo, tipico dell’età giovanile. Il cibo è uno degli strumenti principali in questa rigenerazione, non solo dal punto di vista meccanico, anche l’attitudine verso gli alimenti» spiega alla ‘Regione’ il fondatore e presidente del Centro Studi Bhaktivedanta. C’è tutta una scienza che spiega come predisporsi verso il cibo, quando lo si acquista, quando si cucina e ci si mette a tavola: «Se mangiamo mentre siamo collerici o ansiosi, il cibo diventa veleno. Anche se ci nutriamo ad ore sbagliate. Ciascuno deve scegliere gli alimenti che lo equilibrano, non ciò che ha in eccesso che normalmente è quello che piace e fa più danno». Un esercizio non facile in una cultura consumistica – spiega ancora Ferrini – contraddistinta da «una produzione di desideri patologici su scala mondiale, dove il superfluo è un bene rifugio, dove molte persone sono dipendenti da desideri indotti, che non potranno mai soddisfare». In questa giostra pazza che ci distrae dalla comunicazione intima con noi stessi e i nostri reali bisogni, «il cibo viene spesso visto come qualcosa da ingurgitare e godere, mentre è da privilegiare un rapporto di rispetto verso il cibo. Ciò implica rivedere il rapporto col pianeta e ogni forma di vita, così da arrecare meno danni possibili all’ambiente», aggiunge. Per il filosofo, l’importante punto di svolta avviene quando si esce dal proprio egoismo e si inizia a considerare davvero l’altro. «Quando c’è egoismo si vedono gli altri come oggetti di godimento. Quando invece matura la consapevolezza che si fa insieme questo viaggio della vita, allora quel legume cucinato è trattato con un’altra coscienza e con il dovuto rispetto verso chi ha ceduto la parte corporea», conclude.