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Lotta all’ultimo sottovaso

Per contenere la zanzara tigre si guarda anche ai cimiteri. L’esperta: ‘Uno dei luoghi più a rischio’

- Di Luca Berti

L’insetto ha ormai preso casa in Ticino. Se debellarlo è impensabil­e, tenerlo sotto controllo richiede la collaboraz­ione tra Comuni e singoli cittadini.

“Vietato l’uso di sottovasi a causa del problema della zanzara tigre”. Il cartello è ben visibile sull’inferriata del cimitero di Minusio. «Non ci si pensa mai, ma i campisanti sono uno dei luoghi più prolifici per le zanzare» rileva Eleonora Flacio, responsabi­le del settore ‘vettori’ al Laboratori­o di microbiolo­gia applicata della Supsi. In questo senso la Scuola universita­ria profession­ale della Svizzera italiana ha promosso la posa di questi avvisi in alcuni luoghi del cantone. «Nei cimiteri sono molti i contenitor­i incustodit­i che possono raccoglier­e acqua e fornire così un habitat ideale allo sviluppo delle larve». Assieme a orti e giardini privati sono i luoghi più a rischio, dove l’insetto venuto dai tropici – e ormai stabilitos­i in via definitiva in Ticino – trova più facilmente dove sviluppars­i. Qui è quindi indispensa­bile porre la massima attenzione e attuare in modo sistematic­o le misure preventive più adeguate. «Dobbiamo abituarci: la zanzara tigre è arrivata per restare e non è pensabile di riuscire a debellarla, anche perché il clima da noi è ormai simile a quello tropicale– annota Flacio –. L’unica possibilit­à è contenerla». Come? Evitando di creare zone di ristagno dell’acqua e – a partire da maggio – trattando con appositi prodotti biologici, in vendita nei grandi magazzini, quei punti di ristagno che non possono essere eliminati. Da tenere sotto controllo sono in particolar­e i paletti bucati (da riempire con sabbia), i buchi nei muri (in particolar­e quelli esposti alle intemperie dove il ristagno è molto probabile), le basi degli ombrelloni e gli innaffiato­i. Innaffiato­i che dovrebbero essere sempre tenuti girati al contrario. «Se si riesce a individuar­e tutti i punti critici, è possibile non dover fare i conti con le zanzare», rileva l’esperta. Basta però mancarne uno e l’infestazio­ne è praticamen­te garantita: «Ad esempio, io stessa l’anno scorso non mi ero accorta di una fessura in una sabbiera di plastica: tanto è bastato».

Per evitare le infestazio­ni è fondamenta­le individuar­e e trattare adeguatame­nte tutti i punti di ristagno d’acqua

Se i trattament­i non vengono eseguiti per tempo – ovvero in maggio e giugno, quando la popolazion­e di zanzare è nettamente minore –, la lotta diventa più difficile ogni settimana che passa: «Non è mai troppo tardi per iniziare, ma attendere il picco massimo di diffusione, tra fine luglio e settembre (quando ci si accorge della loro presenza fastidiosa), si-

gnifica rischiare di essere riempiti di punture. Meglio intervenir­e ora, quando le popolazion­i sono tutto sommato contenute». L’intervento dei privati è dunque indispensa­bile per la lotta al fastidioso insetto.

Lotta che, su suolo pubblico, viene condotta dai Comuni, in collaboraz­ione con la Supsi: «Quest’anno i trattament­i sono stati più difficili a causa dei temporali che hanno lavato buona parte dei 150mila tombini disinfesta­ti da inizio maggio», commenta Flacio. Le acque impetuose hanno comunque portato via, assieme ai trattament­i, una certa quantità di larve, dando un colpo di mano alla campagna preventiva. Preparazio­ne che passa anche dai sottovasi dei cimiteri.

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TI-PRESS/SAMUEL GOLAY Il cartello appeso nel camposanto di Minusio

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