Il disagio sociale ‘raccontato’ da Caritas Ticino
Oltre mille persone (882 delle quali in disoccupazione e 200 ai benefici dell’assistenza) inserite nel programma occupazionale con una buona percentuale di riuscita: il 45 per cento ha poi trovato un lavoro. Un dato che da solo racconta l’attività 2017 di Caritas Ticino, così come descritta durante i lavori assembleari tenutisi nei giorni scorsi. Il bilancio dell’associazione è da sempre cartina di tornasole del disagio vissuto a Sud delle Alpi. Un’azione a tutto campo che sconfina nell’educazione per il buon uso delle risorse e delle disponibilità materiali. Attività di pubblica utilità – svolte nelle sedi di Giubiasco e Pregassona – che permettono di recuperare, ad esempio, tonnellate di oggetti riciclati come mobili, abiti e articoli di vario tipo, o anche apparecchi elettronici ed elettrici (2’100 tonnellate lo scorso anno) trattati nelle sedi di Pollegio e Rancate. Medesimo discorso per la raccolta di vestiti usati (330 tonnellate) grazie ai 120 cassonetti presenti su tutto il territorio cantonale. E ancora, degni di nota i negozi dell’usato a Chiasso, Balerna, Locarno e Pollegio, oltre ai ‘Catishop’ di Giubiasco e Pregassona. Una ricca e importante filiera che – grazie anche alla presenza di numerosi volontari – rappresenta un’idea di sostegno dignitoso e, al tempo stesso, ecosolidale. Vi sono poi i servizi storici di Caritas Ticino, come quello sociale che nel 2017 si è occupato di 373 dossier con il coinvolgimento di circa 800 persone. Si è constatato un aumento della casistica rispetto all’anno precedente (280 casi complessivi) in particolare determinato dall’indebitamento eccessivo, come precisa la nota di Caritas Ticino. Ma attenzione, il dato non va letto “come recrudescenza del fenomeno, bensì è a causa di una maggiore visibilità del nostro servizio sociale come punto di riferimento per questa problematica” grazie anche alla campagna ‘Il franco in tasca’. Non ultimo, il progetto pilota attuato in collaborazione con l’autorità cantonale per l’inserimento dei richiedenti l’asilo nei programmi occupazionali promossi dai Comuni o enti senza scopo di lucro: 166 le persone coinvolte per 48’000 ore di lavoro. E ancora, il progetto d’integrazione che impegna oltre 300 volontari. Insomma, 75 anni di presenza fondamentale.