Duque presidente in Colombia, accordo di pace in forse
Bogotà – Il più tiepido “sostenitore” dell’accordo di pace con le Farc è il nuovo presidente della Colombia. Ivan Duque, 41 anni, ex avvocato presso la Banca Interamericana di Sviluppo ha vinto con il 54 per cento dei voti il ballottaggio delle presidenziali colombiane: le prime dopo lo storico accordo del 2016 con i guerriglieri delle Farc, costato la vita a 220mila persone in mezzo secolo. Accordo che Duque, fin dalla campagna elettorale, ha detto di voler emendare. Lo sconfitto del ballottaggio, Gustavo Petro, è appunto un ex guerrigliero. Pupillo dell’ex presidente Alvaro Uribe, Duque ha affermato che nel suo mandato quadriennale ridurrà le tasse, attirerà nuovi investimenti dall’estero e rafforzerà i militari. I suoi critici sostengono invece che con ogni probabilità sarà solo un presidente di facciata manovrato proprio da Uribe, che avendo già svolto due mandati non può più candidarsi. Nel suo programma ci sono anche emendamenti all’accordo di pace con le Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) firmato dal presidente uscente Juan Manuel Santos e dai leader guerriglieri. Per molti si tratta di un accordo di pace di fatto irreversibile, per altri di una fragile intesa, resa tale soprattutto dal rancore che buona parte della popolazione cova nei confronti della guerriglia, e che non ha apprezzato il reinserimento nella vita civile di oltre 7’000 guerriglieri. Secondo Duque, in accordo con gli ambienti conservatori e ovviamente con gli ambienti diplomatici nordamericani, l’intesa è troppo indulgente con gli ex combattenti, a partire da una impunità di fatto ai loro capi e dall’assegnazione di un numero di seggi parlamentari agli ex guerriglieri. “Ci saranno cambiamenti”, ha detto ancora il neopresidente, aggiungendo che “le vittime di guerra saranno il nostro punto focale”. Le Farc a loro volta non hanno sollevato obiezioni sull’elezione, ma hanno esortato Duque a “mostrare buon senso”.