Diritto al guadagno intermedio già esteso a chi risiede oltre confine
La Svizzera, anche se non rappresentata ufficialmente alla riunione interministeriale di giovedì prossimo in sede di Unione europea, può contare su alleati comunitari su questo tema. Alcuni paesi, tra cui Francia e Lussemburgo (ma anche Germania, Danimarca, Belgio e Austria), stanno facendo resistenza a questo cambio di paradigma per quanto riguarda le indennità di disoccupazione proprio perché le prestazioni contro la disoccupazione differiscono in modo sostanziale tra un paese e l’altro. La Francia, per esempio, ha molti lavoratori frontalieri in Germania, paese con una protezione sociale in questo campo inferiore a quella francese. Per questa ragione i sindacati francesi premono per lo status quo. In realtà norme analoghe, dove vale il principio del paese in cui si è lavorato e versato i contributi sociali e previdenziali, sono già in vigore (Svizzera compresa, ndr) per quanto riguarda le rendite pensionistiche e le indennità di malattia e infortunio. Il cambio di paradigma anche nel campo della disoccupazione suscita però qualche perplessità in più soprattutto nell’opinione pubblica, come ha dimostrato il caso dell’estensione – ufficializzato dalla Seco la scorsa settimana – anche ai lavoratori frontalieri del diritto al cosiddetto ‘guadagno intermedio’. Una novità anticipata nelle scorse settimane dalla cassa disoccupazione dell’Ocst, l’Organizzazione cristiano-sociale ticinese e che non ha mancato di far discutere. «Da subito i lavoratori frontalieri che subiranno una riduzione della percentuale di lavoro presso la stessa azienda avranno diritto a un’indennità (con il computo del guadagno intermedio) che andrà a colmare in parte il salario perduto», ci spiega Luca Camponovo, responsabile della cassa disoccupazione Ocst. «Non siamo in grado di calcolare quanto sarà l’impatto dal punto di vista finanziario. Questo ce lo dirà il tempo», continua Camponovo il quale precisa che l’eventualità di estendere le indennità di disoccupazione svizzere a tutti i frontalieri che perdono il posto di lavoro avrebbe un «costo molto elevato e sarebbe un cambio di paradigma totale».