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Rupert Stadler (Ceo di Audi) è stato arrestato dalla polizia tedesca nell’ambito del ‘Dieselgate’

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Berlino – Il ‘Dieselgate’ produce un altro dei suoi effetti e porta all’arresto in Germania di Rupert Stadler, Ceo di Audi e membro dei Consiglio di gestione della capogruppo Volkswagen (che scivola in Borsa a 154,2 euro; -2,16%). Il manager, accusato dalla procura di Monaco di Baviera di frode e di aver prodotto documenti falsi, è stato fermato per il rischio, ravvisato dal pubblico ministero, di occultamen­to delle prove. La misura colpisce il primo produttore mondiale di auto che, solo pochi giorni fa, ha accettato di pagare una multa da un miliardo di euro comminata dalla procura di Stato di Braunschwe­ig (Brunswick) nell’ambito dello scandalo che lo ha costretto ad accantonar­e in questi anni 27 miliardi di euro per richiami di veicoli, sanzioni e procedimen­ti giudiziari in 55 paesi con in testa le autorità tedesche e statuniten­si. È negli Usa che il ‘Dieselgate’ è scoppiato a settembre 2015, quando l’Agenzia ambientale degli Stati Uniti (Epa) ha accusato Volkswagen di aver montato su milioni di automobili un software per truccare i risultati dei test anti-inquinamen­to. I dati falsi sulle emissioni dei motori diesel hanno già portato all’arresto di diversi manager, seppur non al livello di Stadler, e all’uscita di scena dell’amministra­tore delegato di Volkswagen, Martin Winterkorn, incriminat­o negli Usa, così come i suoi successori. Quanto a Stadler, 55 anni, dal 2007 Ceo di Audi, ha sempre sostenuto di non sapere niente dello scandalo e ha continuato ad avere l’appoggio dai maggiori soci della casa madre, le famiglie Porsche e Piech.

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