Debiti, il governo chiama Campione
Oltre alla Città di Lugano, anche il Cantone è creditore nei confronti del Comune di Campione d’Italia, così come i pompieri di Melide (20mila franchi annui), la Navigazione Lago di Lugano (350mila franchi) e anche alcuni privati. È di trecentomila franchi annui quanto Campione d’Italia dovrebbe versare per alcuni servizi, come l’accesso alle case di riposo degli anziani, i trasporti e il servizio di raccolta dei rifiuti urbani. C’è poi l’accesso alle scuole ticinesi per le quali Campione dovrebbe versare altri 300mila euro. Il Comune che in cassa non ha neppure i soldi per acquistare la carta igienica non è in grado di onorare i propri impegni, per cui il Consiglio di Stato, come ha riferito la Rsi, ha inviato una lettera all’enclave e per conoscenza al prefetto di Como, alla Regione Lombardia e a Berna, per conoscere quando i propri crediti saranno pagati. Una bella, oltre che legittima, domanda alla quale nessuno è in grado di dare una risposta, anche perché se lo Stato italiano non decide di stanziare contributi a fondo perso, come già sta facendo da un paio d’anni, non esistono altre soluzioni. Considerata la delicatezza della questione è impensabile che una decisione possa arrivare in tempi brevi. C’è poi un particolare non trascurabile: i dipendenti comunali dalla seconda quindicina di febbraio non ricevono lo stipendio e ancora non è stato nominato il commissario prefettizio. Nel momento in cui dovessero arrivare risorse i primi a beneficiarne saranno gli oltre cento dipendenti comunali. Una scelta obbligata, anche in considerazione del fatto che il Comune campionese è in dissesto finanziario. Rispetto al casinò di Campione, invece, i dati riferiti agli ultimi 15 anni (fino al 2017) dimostrano come la casa da gioco ha paradossalmente retto meglio degli altri tre casinò italiani all’urto della crisi. La progressione degli incassi: 123 milioni di euro (2002), 121 milioni (2008 anno in cui è iniziata la crisi economica internazionale), 90 milioni (2013) e 91 milioni (2017). Gli incassi complessivi delle quattro case da gioco italiane sono passati da 532 milioni (2002) a 283 milione (2017). A Campione, in 15 anni, gli incassi sono calati del 26 per cento contro il 46% della media nazionale. Se la casa da gioco non avesse l’obbligo finanziario verso il Comune, diventato troppo oneroso, il bilancio sarebbe positivo.