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Rapine a Ligornetto: ‘Non c’entriamo’

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Di essere estradati in Ticino non ne vogliono proprio sapere. Loro sostengono di essere innocenti. Padre e figlio, calabresi ma residenti a Varese, sono stati arrestati nell’ambito dell’operazione ‘Linea di confine’. Per gli inquirenti i due avrebbero avuto un ruolo determinan­te nelle cinque rapine, una delle quali tentata, ai danni dei distributo­ri Eni (tre) e Piccadilly (due) di Ligornetto. Per l’accusa sarebbero loro gli ideatori degli assalti banditesch­i poi messi a segno da altri componenti dell’organizzaz­ione malavitosa. Tra questi figura pure il 31enne rumeno condannato di recente a 22 mesi dalla Corte delle Assise criminali di Mendrisio. È stato lo stesso giovane a raccontare di essere stato avvicinato da padre e figlio. Nel corso dell’udienza di ieri davanti ai giudici della sezione estradizio­ne della Corte d’Appello di Milano, i due per voce del loro legale hanno sostenuto di essere estranei ai fatti e hanno rinnovato la loro opposizion­e all’estradizio­ne. I giudici si sono riservati di far conoscere la loro decisione nei prossimi giorni. Sempre nel corso dell’udienza si è appreso che la Polizia cantonale a supporto della richiesta di estradizio­ne ha fornito elementi che proverebbe­ro il coinvolgim­ento della coppia nelle rapine. Sembra accertata senza ombra di dubbio la loro presenza a Ligornetto per studiare i colpi messi quindi a segno da un 44enne varesino che dal settembre scorso si trova in carcere in Ticino. A Varese è invece detenuto un quinto componente del gruppo criminale. La sua posizione dovrebbe, però, essere marginale. M.M.

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