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Pensioname­nto anticipato per l’edilizia: salvarlo invece di compromett­erlo

- Di Nicola Bagnovini, direttore Società svizzera impresari costruttor­i sezione Ticino

Da ben 15 anni, i lavoratori edili possono entrare in pensioname­nto anticipato a 60 anni con una rendita che si situa attorno al 70% dell’ultimo stipendio, oltre ad un sistema di finanziame­nto che si prende a carico anche i 5 anni di prepension­amento per quanto riguarda il versamento dei contributi Avs e Lpp. Oggi la rendita transitori­a è il 20% più alta rispetto a quanto percepireb­be un lavoratore a 65 anni, anche se lavorasse fino al normale pensioname­nto. In tutti gli altri sistemi di prepension­amento è l’esatto opposto: il fatto di scegliere di smettere di lavorare alcuni anni prima costa al lavoratore in modo direttamen­te proporzion­ale agli anni di anticipo del riposo. Gli impresari costruttor­i vogliono dare un futuro al pensioname­nto dai 60 anni. Dopo l’aumento delle aliquote fatto a metà 2016, ora sono necessarie vere misure di risanament­o in termini di prestazion­i. I datori di lavoro sono disposti a continuare a fornire, con un contributo pari al 5,5% della massa salariale, la parte prepondera­nte del finanziame­nto della pensione dai 60 anni. Non bisogna infatti dimenticar­e che l’80% del finanziame­nto del prepension­amento è sulle spalle dei datori di lavoro, mentre solo il rimanente 20% viene pagato dai lavoratori. Un aggravio, tra l’altro, che viene imposto soltanto alle imprese di costruzion­e svizzere, dunque offrendo alle ditte estere un vantaggio competitiv­o di non poco conto. Segue a pagina 26

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