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Situazione troppo tesa, le ong sospendono gli invii di volontari

- E.F.

Era la sua prima volta in Nicaragua, e non sarà l’ultima. Anneva Tozzini è da poco rientrata a Bellinzona, dopo due settimane di lavoro volontario a Managua. Per il ritorno in quel Paese bello e sofferente le toccherà attendere. Molte altre ong sono state costrette a sospendere temporanea­mente i propri progetti in Nicaragua, e molti cooperanti a rientrare nei Paesi d’origine, impossibil­itati a proseguire le proprie attività dalla destabiliz­zazione crescente e da una violenza divenuta pervasiva. Anneva aveva accolto l’invito dell’Associazio­ne per l’aiuto medico al centro America (Amca) a condurre una “perizia” organizzat­iva del reparto infermieri­stico all’ospedale La Mascota, in particolar­e del reparto di emato-oncologia. «Ho a cuore e conosco l’America centromeri­dionale, e mi sono data disponibil­e. Con qualche timore legato non alla situazione politica del Paese, della quale non conoscevo molto, ma per l’impatto emotivo che mi avrebbe procurato il lavoro in un reparto di oncologia infantile». Ad attenderla, tuttavia, c’era un quadro già degradato. Una situazione che le si è presentata già con i posti di blocco eretti sul percorso dall’aeroporto di Managua alla sede di Amca. Una tensione ben percepibil­e, indirettam­ente, anche in ospedale «dove, giorno dopo giorno, non arrivavano più i bambini attesi dalle terapie. Molte delle loro famiglie risiedono in centri ben lontani da Managua, e raggiunger­e la capitale diventava sempre più difficile, pericoloso. Da cento bambini trattati quotidiana­mente, il numero è sceso a venti in due settimane». Poi hanno cominciato a non arrivare gli infermieri, quindi i medici. «Lo stesso tragitto dalla sede di Amca all’ospedale, in taxi, doveva cambiare ogni giorno, a causa dei blocchi». Tensione e confusione: «A dipendenza delle radio che si ascoltavan­o si ricevevano informazio­ni opposte: alcune stazioni accusavano il governo di reprimere le manifestaz­ioni; altre denunciava­no la presenza di agenti provocator­i. Problemati­co distinguer­e tra informazio­ni attendibil­i e manipolate. Sui social giravano immagini cruente, della cui affidabili­tà c’era da dubitare. Io non so nulla di politica, ma certamente percepivo l’aggravarsi della tensione. Mi sembrava che le persone non osassero esporsi con le consideraz­ioni politiche sulla situazione. Quanto a me, nuova a situazioni di tale pericolo ho finito per non uscire più alla sera». Amca, i cui progetti in Nicaragua continuano, ha deciso di valutare puntualmen­te l’invio di volontari, a causa della situazione, ma non è uno stop definitivo. Non lo è nemmeno per Anneva: «L’esperienza è stata comunque meraviglio­sa. Spero che la situazione migliori, in quel caso certamente tornerò».

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