Condannato ex commerciante d’arte
Circa 85’000 franchi. A tanto ammonta il maltolto che il 64enne luganese – condannato ieri alle Assise correzionali di Lugano a dodici mesi sospesi per tre anni – si è intascato in circa dieci anni, vendendo opere d’arte di suoi clienti. Dipinti, litografie, stampe, acquarelli, incisioni, sculture, fotografie d’autore. Sono una cinquantina i beni che l’imputato ha smerciato sfruttando la propria posizione professionale e la fiducia che i collezionisti riponevano in lui. Si tratta infatti di un ex commerciante d’arte, che per molti anni ha gestito una galleria in pieno centro cittadino. Una dozzina – di cui quattro costituitisi parte civile – gli uomini che gli hanno affidato i propri valori patrimoniali in conto vendita. Una fiducia mal riposta: l’uomo – che si è dichiarato in aula estraneo al mondo del commercio artistico – ha venduto effettivamente queste opere, così come indicatogli al momento della consegna, ma senza informare di questo i proprietari. Il denaro derivato da queste transazioni è stato quindi successivamente utilizzato per scopi personali, in particolare per la propria sussistenza: «Ha agito perché aveva difficoltà finanziarie», ha sottolineato la procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi.
‘Ho dato prova di essermi pentito
autodenunciandomi’
A marzo 2016, qualcosa cambia. «Ho dato prova di essermi pentito, autodenunciandomi» ha sostenuto l’imputato – difeso dalla legale Sandra Xavier –, durante un procedimento che si è svolto quasi nella forma del rito abbreviato. Nessuna discussione, soltanto una pena che è stata accettata dalle parti: dodici mesi sospesi per tre anni. «Ha agito coscientemente e ripetutamente – ha evidenziato il presidente della Corte Mauro Ermani –, questo qualifica la sua colpa come non banale». A pesare parzialmente sulla decisione del giudice, un precedente decreto d’accusa del 2015, motivo per cui il periodo di prova è stato portato da due a tre anni. «Quel che dà fastidio è che lei abbia agito non solo prima di quella condanna, ma soprattutto che abbia continuato a farlo dopo». Accettate anche le rivendicazioni degli accusatori privati, che hanno ottenuto dei risarcimenti. «L’unica prevenzione è che lei non faccia più quest’attività», la chiosa di Ermani.