Sterling e le zanzare tigre
Per la serie “il problema vero dei Mondiali”. Non è il Var: anche se c’è da chiedersi perché mai gli arbitri “di cabina”, stazionati a Mosca, indossino la divisa da campo anche se sono seduti alla tastiera a fusi orari di distanza dallo stadio in cui si giocano le partite (e le scarpe? Hanno i tacchetti!?). Non è nemmeno la muscolosa marcatura di Behrami su Neymar: lo stesso O’Ney ha relativizzato la decina di falli subiti dagli svizzeri giustificandoli con il suo talento; e ogni eventuale polemica cade di fronte alla magnifica “lingua fuori” da sacro impegno di Valon, che non ne vedevamo dal 1981 (Oratorio di Minusio: 1a A contro 1a B, interrotta causa merenda). Non è un problema neanche l’ossessione di vedere anche solo uno scampolo di Colombia-Giappone o Polonia-Senegal: è peggio sentire un proprio parente stretto che gettando un’occhiata casuale a una partita qualunque ti chieda “la giocano in Russia anche questa?”. No, il problema vero dei Mondiali ce l’hanno suggerito i primi piani dei giocatori inglesi al rientro dalla pausa nella partita con la Tunisia. In particolare quel peperino di Sterling, uno che quando si muove è come Flash Gordon (ma guadagna molto di più). Sterling gesticolava come un matto, roteava mani e braccia, sputacchiava e incrociava gli occhi come a dire “ma che c...!”. Lo faceva a causa del vero problema dei Mondiali: le zanzare, numerose come le esternazioni di Salvini dopo l’incarico di governo, e altrettanto fastidiose. Qualcuno dirà: chiaro, per la Nazionale dei Tre Leoni non potevano mancare le zanzare tigre. In qualche modo un pezzo del genere bisognava pur terminarlo. *redazione di Locarno