Gandria, le attese danneggiano
Segue da pagina 13 (...) di intonaco in modo da adeguare questi interventi alle esistenti facciate per favorirne l’unitarietà e prevedere la nuova illuminazione non fine a sé stessa, ma quale supporto consono e adeguato alle particolarità architettoniche del nucleo per mettere in vista gli edifici e i viottoli, e non l’illuminazione stessa o i nuovi cestini dei rifiuti. Ma ciò che è impellente ed urgente è finalmente adottare quelle decisioni pianificatorie che correggano gli scellerati errori del passato, senza attendere decisioni giudiziarie che possono poi compromettere definitivamente e per sempre il paesaggio circostante e il nucleo stesso di Gandria. Sono ben note le diverse domande di costruzione presentate negli ultimi anni sui terreni a monte e ad est del nucleo, bocciate dalle autorità giudiziarie perché mal si inserivano e non si conciliavano con il territorio e non rispettavano le normative edilizie. Quando fu adottato il piano regolatore è stato commesso l’errore di inserire quei mappali in zona edificabile. Dapprima in zona Zeic, che poteva, quando il Comune era ancora autonomo, essere giustificata perché avrebbe dovuto favorire insediamenti di popolazione di Gandria su un territorio ristretto e con poche disponibilità di fondi. Poco prima dell’aggregazione con Lugano la zona Zeic fu poi sostituita con una zona edificabile in modo piuttosto intensivo in contrasto con l’Isos. Con l’aggregazione con Lugano, ormai risalente a quasi vent’anni orsono, si doveva prevedere e decidere una modifica di Pr che attribuisse alla zona non edificabile, per essere conforme al diritto federale, una decisione pianificatoria che a maggior ragione è impellente per correggere quella destinazione ora ancora edificabile per ricondurla al rispetto del diritto federale il cui Isos impone che quegli spazi debbano essere e rimanere liberi da edificazione perché “si impone un assoluto divieto edilizio nelle parti di sfondo e di cornice all’insediamento storico” (Isos Gandria, raccomandazioni pag. 227). Si assiste in realtà ad una situazione di incapacità gestionale e decisionale sia da parte della Città sia da parte del Cantone, perché se è vero che la pianificazione è in prima linea di competenza comunale, per un sito particolare come Gandria, censito quale Isos nazionale, anche al Cantone incombe in prima persona, e quindi in parallelo alla Città, la responsabilità di salvaguardia di quel territorio unico nel suo genere, caratterizzato anche dalle sue cantine di là del lago. È in particolare incomprensibile al cittadino e irresponsabile da parte dell’Autorità che non vengano prese le necessarie misure a salvaguardia della pianificazione di quel territorio e si rimanga invece in complice ed imperdonabile rifiuto di agire nonostante la violazione del diritto federale e chiari segnali politici siano da tempo stati dati e le risposte da lungo attese dalla popolazione. L’8 ottobre 2008 (sic!) è stata inoltrata una petizione al Consiglio di Stato che chiedeva che “l’insediamento di Gandria sia salvaguardato dalla legge cantonale sulla protezione dei beni culturali del 13 maggio 1997” e malgrado la nostra costituzione cantonale preveda che alle petizioni dev’essere data risposta “entro un termine ragionevole” (art. 8 litt. l Cost) la petizione langue non si sa su quale tavolo del Governo. Urge svegliarsi perché sarà imperdonabile colpa della politica cittadina e cantonale se quella zona verrà edificata, oltretutto in contrasto con le indicazioni di diritto federale dell’Isos, e di questa inazione e irresponsabile silenzio saranno le prossime generazioni a pagare per la mancanza di coraggio e preveggenza (di cui ce ne vuol ben poca) di che cosa potrà accadere. Il 24 gennaio 2012 è poi stata inoltrata un’interrogazione parlamentare cui è stata data risposta un anno dopo il 18 dicembre 2012, e nella risposta governativa si rileva che “la petizione è stata esaminata dalla Commissione cantonale dei beni culturali, consultiva del Consiglio di Stato nell’ambito delle richieste di tutela ai sensi dell’art. 45 cpv. 2 della LBC 1997: essa ha rassegnato le sue osservazioni il 3 febbraio 2011. Nel merito la Commissione ritiene che effettivamente questo villaggio, assieme alle Cantine ad esso pertinenti, possieda i parametri necessari per rientrare tra gli insediamenti protetti ai sensi della LBC 1997, anche sulla base di un primo confronto con altri nuclei storici di pregio esistenti sul territorio cantonale”. Sempre in quella risposta il Consiglio di Stato “ritiene che la decisione circa la protezione del villaggio di Gandria vada collocata nel più ampio contesto della protezione degli insediamenti storici”. E “d’altro canto al momento attuale non esistono imminenti pericoli tali da minacciare l’integrità del territorio e dell’insediamento di questa pregevole sezione di Lugano”. Quindi nulla si muove e si attende invano che Consiglio di Stato e Municipio si assumano le responsabilità di proteggere questo nucleo in chiaro e imminente pericolo, viste le diverse domande di costruzione inoltrate. Passati i tempi in cui la politica si assumeva le responsabilità! Intanto i cittadini di Gandria attendono, in dispregio alla Costituzione, da quasi 10 anni una risposta alla loro petizione. Poi ci si meraviglia che il cittadino non abbia più fiducia nelle autorità.