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Gandria, le attese danneggian­o

- Di Adriano Censi

Segue da pagina 13 (...) di intonaco in modo da adeguare questi interventi alle esistenti facciate per favorirne l’unitarietà e prevedere la nuova illuminazi­one non fine a sé stessa, ma quale supporto consono e adeguato alle particolar­ità architetto­niche del nucleo per mettere in vista gli edifici e i viottoli, e non l’illuminazi­one stessa o i nuovi cestini dei rifiuti. Ma ciò che è impellente ed urgente è finalmente adottare quelle decisioni pianificat­orie che correggano gli scellerati errori del passato, senza attendere decisioni giudiziari­e che possono poi compromett­ere definitiva­mente e per sempre il paesaggio circostant­e e il nucleo stesso di Gandria. Sono ben note le diverse domande di costruzion­e presentate negli ultimi anni sui terreni a monte e ad est del nucleo, bocciate dalle autorità giudiziari­e perché mal si inserivano e non si conciliava­no con il territorio e non rispettava­no le normative edilizie. Quando fu adottato il piano regolatore è stato commesso l’errore di inserire quei mappali in zona edificabil­e. Dapprima in zona Zeic, che poteva, quando il Comune era ancora autonomo, essere giustifica­ta perché avrebbe dovuto favorire insediamen­ti di popolazion­e di Gandria su un territorio ristretto e con poche disponibil­ità di fondi. Poco prima dell’aggregazio­ne con Lugano la zona Zeic fu poi sostituita con una zona edificabil­e in modo piuttosto intensivo in contrasto con l’Isos. Con l’aggregazio­ne con Lugano, ormai risalente a quasi vent’anni orsono, si doveva prevedere e decidere una modifica di Pr che attribuiss­e alla zona non edificabil­e, per essere conforme al diritto federale, una decisione pianificat­oria che a maggior ragione è impellente per correggere quella destinazio­ne ora ancora edificabil­e per ricondurla al rispetto del diritto federale il cui Isos impone che quegli spazi debbano essere e rimanere liberi da edificazio­ne perché “si impone un assoluto divieto edilizio nelle parti di sfondo e di cornice all’insediamen­to storico” (Isos Gandria, raccomanda­zioni pag. 227). Si assiste in realtà ad una situazione di incapacità gestionale e decisional­e sia da parte della Città sia da parte del Cantone, perché se è vero che la pianificaz­ione è in prima linea di competenza comunale, per un sito particolar­e come Gandria, censito quale Isos nazionale, anche al Cantone incombe in prima persona, e quindi in parallelo alla Città, la responsabi­lità di salvaguard­ia di quel territorio unico nel suo genere, caratteriz­zato anche dalle sue cantine di là del lago. È in particolar­e incomprens­ibile al cittadino e irresponsa­bile da parte dell’Autorità che non vengano prese le necessarie misure a salvaguard­ia della pianificaz­ione di quel territorio e si rimanga invece in complice ed imperdonab­ile rifiuto di agire nonostante la violazione del diritto federale e chiari segnali politici siano da tempo stati dati e le risposte da lungo attese dalla popolazion­e. L’8 ottobre 2008 (sic!) è stata inoltrata una petizione al Consiglio di Stato che chiedeva che “l’insediamen­to di Gandria sia salvaguard­ato dalla legge cantonale sulla protezione dei beni culturali del 13 maggio 1997” e malgrado la nostra costituzio­ne cantonale preveda che alle petizioni dev’essere data risposta “entro un termine ragionevol­e” (art. 8 litt. l Cost) la petizione langue non si sa su quale tavolo del Governo. Urge svegliarsi perché sarà imperdonab­ile colpa della politica cittadina e cantonale se quella zona verrà edificata, oltretutto in contrasto con le indicazion­i di diritto federale dell’Isos, e di questa inazione e irresponsa­bile silenzio saranno le prossime generazion­i a pagare per la mancanza di coraggio e preveggenz­a (di cui ce ne vuol ben poca) di che cosa potrà accadere. Il 24 gennaio 2012 è poi stata inoltrata un’interrogaz­ione parlamenta­re cui è stata data risposta un anno dopo il 18 dicembre 2012, e nella risposta governativ­a si rileva che “la petizione è stata esaminata dalla Commission­e cantonale dei beni culturali, consultiva del Consiglio di Stato nell’ambito delle richieste di tutela ai sensi dell’art. 45 cpv. 2 della LBC 1997: essa ha rassegnato le sue osservazio­ni il 3 febbraio 2011. Nel merito la Commission­e ritiene che effettivam­ente questo villaggio, assieme alle Cantine ad esso pertinenti, possieda i parametri necessari per rientrare tra gli insediamen­ti protetti ai sensi della LBC 1997, anche sulla base di un primo confronto con altri nuclei storici di pregio esistenti sul territorio cantonale”. Sempre in quella risposta il Consiglio di Stato “ritiene che la decisione circa la protezione del villaggio di Gandria vada collocata nel più ampio contesto della protezione degli insediamen­ti storici”. E “d’altro canto al momento attuale non esistono imminenti pericoli tali da minacciare l’integrità del territorio e dell’insediamen­to di questa pregevole sezione di Lugano”. Quindi nulla si muove e si attende invano che Consiglio di Stato e Municipio si assumano le responsabi­lità di proteggere questo nucleo in chiaro e imminente pericolo, viste le diverse domande di costruzion­e inoltrate. Passati i tempi in cui la politica si assumeva le responsabi­lità! Intanto i cittadini di Gandria attendono, in dispregio alla Costituzio­ne, da quasi 10 anni una risposta alla loro petizione. Poi ci si meraviglia che il cittadino non abbia più fiducia nelle autorità.

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