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Continua a crescere lo scarto salariale

Travail.Suisse critica la decisione del Nazionale sul diritto della società anonima

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È in continuo aumento lo scarto tra le retribuzio­ni dei manager e i bassi salari nelle imprese svizzere: i risultati dell’inchiesta condotta da Travail.Suisse pubblicati ieri confermano quelli pubblicati giovedì da Unia. Le misure prese nella revisione del diritto della società anonima non sono abbastanza efficaci, denuncia la confederaz­ione sindacale. Dal 2011, gli stipendi a livello di direzione sono cresciuti del 16%, mentre i “normali lavoratori” hanno dovuto accontenta­rsi, nello stesso periodo, di un aumento del 3,8%, ha rilevato Travail.Suisse, che ieri a Berna ha presentato i risultati della sua inchiesta annuale. “I salari al culmine della gerarchia sono dunque aumentati quattro volte di più rispetto a quelli in fondo”, ha sottolinea­to Adrian Wüthrich, presidente di Travail.Suisse. Secondo lo studio – che ha preso in consideraz­ione 26 imprese elvetiche (22 quotate in Borsa, più Migros, Coop, La Posta e Ruag) – se lo scarto salariale medio nelle imprese nel 2011 era di 1:45, nel 2017 è salito a 1:49. Questa evoluzione non riguarda solo le maggiori imprese finanziari­e e farmaceuti­che, ma si ritrova in tutti i rami economici. Il record assoluto di scarto salariale per il 2017 spetta a Ubs con il Ceo Sergio Ermotti, la cui remunerazi­one di 14,20 milioni di franchi ha superato di 273 volte il salario più basso pagato dall’istituto, ossia circa 52mila franchi. Ancor più di Ermotti ha guadagnato il suo omologo di Roche Severin Schwan (14,41 milioni), ma l’impresa chimica basilese paga meglio i suoi dipendenti, cosicché lo scarto è stato ‘solo’ di 1:236. Anche i direttori generali di Abb (1:217) e Novartis (1:215) hanno guadagnato l’anno scorso oltre 200 volte di più rispetto ai dipendenti meno pagati. Approvando la settimana scorsa la revisione del diritto della società anonima il Consiglio nazionale ha chiuso l’opera di attuazione dell’iniziativa contro le remunerazi­oni abusive approvata dal popolo nel 2013. “Purtroppo si è lasciato sfuggire l’opportunit­à di lottare con misure efficaci contro i salari esorbitant­i dei manager”, ha indicato Travail.Suisse. Diverse le lacune denunciate. In primo luogo una mancanza di trasparenz­a: le remunerazi­oni dei membri della direzione dei gruppi non devono essere indicate individual­mente. Inoltre, nelle assemblee generali bisogna sì votare sulle retribuzio­ni dei manager, ma lo si fa in un sol colpo per quelle fisse e i bonus aggiuntivi. La funzione di controllo è dunque ridotta. Sussiste anche una possibilit­à di “aggirament­o”: le indennità d’arrivo e di partenza saranno vietate, ma rimangono possibili sotto altra forma. Per di più non sono fissati limiti per i bonus: quote che vanno fino ad oltre l’80% della remunerazi­one completa “con le corrispond­enti incentivaz­ioni sbagliate” rimangono sempre possibili, come i versamenti del salario per durate eccessivam­ente lunghe o i contratti di prestazion­i di consulenza non trasparent­i.

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