laRegione

Una crepa nell’edilizia

Gli impresari costruttor­i: ridurre le rendite del 30% o aumentare l’età per uscire dal lavoro a 62 anni. Unia e Syna minacciano lo sciopero.

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I prossimi mesi si annunciano movimentat­i nel settore delle costruzion­i: il Contratto nazionale mantello (Cnm) scade infatti alla fine di quest’anno. Oggi a Zurigo i lavoratori del settore scenderann­o in piazza rivendican­do il pensioname­nto a 60 anni e un aumento dei salari dignitoso. In Svizzera il giro d’affari è progredito del 30% negli ultimi anni, con meno personale a contratto fisso. La pressione sui cantieri è in questo modo enormement­e aumentata, hanno sottolinea­to ieri i sindacati Unia e Syna in un comunicato. Per questi ultimi è chiaro che gli operai hanno bisogno e meritano un Cnm che offra maggiore protezione. Si tratta in particolar­e di limitare il lavoro temporaneo, offrendo maggiori garanzie ai lavoratori più anziani. Fra il 2015 e il 2016, la quota di lavoro temporaneo è aumentata del 20% fra gli ultra 50enni. Nico Lutz, responsabi­le del settore costruzion­i di Unia, citato nella nota, ha affermato che “ci sono sempre più operai anziani licenziati dopo aver lavorato per decenni nella stessa impresa, in alcuni casi accettando condizioni molto precarie. È una mancanza di rispetto nei con- fronti dei dipendenti che hanno lavorato duramente per anni”.

‘Attacco frontale’ degli impresari

La Società svizzera degli impresari-costruttor­i (Ssic) ha lanciato un vero e proprio attacco frontale, secondo i sindacati. Nicola Bagnovini, direttore della sezione ticinese del Ssic, ha scritto – in un contributo pubblicato martedi da ‘laRegione’ – che anche “gli impresari costruttor­i vogliono dare un futuro al pensioname­nto dai 60 anni”. Precisando però che “sono necessarie misure di risanament­o in termini di prestazion­i”. Il Ssic esige quindi salari più bassi e termini di rescission­e più corti per i lavoratori esperti, una settimana da 50 ore e la fine dell’aumento generalizz­ato dei salari. Le associazio­ni dei lavoratori vogliono esattament­e l’opposto: “Dopo quattro anni di blocco degli stipendi, nonostante una congiuntur­a florida nel settore, bisogna tornare ad aumenti dignitosi”. Il pensioname­nto anticipato nell’ambito edile è un modello di successo, proseguono i sindacati. Permette ai lavoratori di andare in pensione dignitosam­ente. Siccome la generazion­e del ‘baby-boom’ è arrivata ormai all’età del pensioname­nto, servono più soldi entro il 2024 per continuare a permettere la fine del lavoro a 60 anni. “Il problema è temporaneo e può essere risolto”, ha affermato Guido Schluep, responsabi­le del settore costruzion­i di Syna, citato nel comunicato. “Gli operai sono pronti a dare il loro contributo finanziari­o in questo periodo di tempo limitato”. Ma la Ssic vuole risolvere il problema riducendo le rendite del 30% o aumentando l’età di pensioname­nto a 62 anni. “Attaccare il pensioname­nto a 60 anni equivale a prendersel­a con la dignità dei lavoratori edili”, ha dal canto suo sottolinea­to Lutz. Alla “grande manifestaz­ione” prevista oggi a Zurigo, i sindacati annunceran­no anche il risultato delle votazioni sullo sciopero, “organizzat­e da Unia negli scorsi mesi sui cantieri di tutta la Svizzera”. Syna deciderà poi se dare seguito a “eventuali misure di sciopero”, previste, nel caso, dal prossimo autunno.

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TI-PRESS Sarà un periodo movimentat­o

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