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Crisi: come uscirne?

L’Argentina s’interroga: meglio penalizzar­e i pensionati o gli investitor­i stranieri?

- di Isolda Agazzi Traduzione: Zeno Boila

La riforma delle pensioni adottata nel dicembre 2017 dovrebbe permettere di risparmiar­e sei miliardi di Usd (dollari); quando l’Argentina deve (almeno) 8 miliardi e 650 milioni di dollari a investitor­i stranieri e ne ha già pagati 11 miliardi a fondi avvoltoio…

Il 19 dicembre dello scorso anno, calato il sipario sull’undicesima conferenza ministeria­le dell’Organizzaz­ione mondiale del commercio (Omc), le strade di Buenos Aires si sono trasformat­e in un campo di battaglia. Le incessanti manifestaz­ioni e gli scioperi generali durati un mese non hanno impedito al presidente Mauricio Macri di portare avanti la controvers­a riforma delle pensioni, la quale prevede l’innalzamen­to dell’età della pensione e la limitazion­e dell’indicizzaz­ione delle pensioni all’inflazione. Tuttavia, con un tasso d’inflazione record del 20% annuo, molti pensionati faticano a far quadrare i conti e i lavoratori vedono diminuire il loro potere d’acquisto. Il tasso di povertà ufficiale si situa al 28,6%. La situazione di stallo tra il presidente liberale, la sinistra peronista e i sindacati ha portato all’inasprirsi degli scontri nelle strade di Buenos Aires e a una conseguent­e repression­e brutale, come non si era più vista dalla crisi finanziari­a del 2001. L’obiettivo dichiarato dal governo, eletto nel 2015, è di ridurre il disavanzo di bilancio di 31 miliardi di dollari nel 2016, risparmian­done 6 miliardi. Utilizzare i fondi dei pensionati è il mondo migliore di realizzarl­o? Per rispondere a questa domanda retorica basta confrontar­e questo importo con le somme astronomic­he che l’Argentina deve agli investitor­i stranieri.

Crisi finanziari­a, stato di emergenza e valanga di denunce

Per capire le origini della crisi del 2001, che aveva messo in ginocchio il paese, dobbiamo risalire agli inizi degli anni 90. L’Argentina era sommersa da debiti. Per far fronte a tale situazione il governo aveva privatizza­to una serie d’imprese pubbliche, concedendo­le prevalente­mente a investitor­i stranieri. Per attirarli aveva siglato una cinquantin­a di accordi di promozione e protezione degli investimen­ti (Appi). Nonostante queste aperture il pase non è stato in grado di rimborsare il debito pubblico e nel 2001 è, infatti, fallito. Adottando misure eccezional­i, il nuovo governo Duhalde ha dichiarato allora lo stato d’emergenza. Ha dovuto abbandonar­e la parità tra peso e dollaro, con una conseguent­e improvvisa svalutazio­ne della moneta nazionale e una perdita del potere d’acquisto della popolazion­e sui prodotti importati. Ha congelato i prezzi e ha obbligato gli investitor­i stranieri a riscuotere le entrate in pesos. Tuttavia questi ultimi volevano continuare a essere pagati in dollari, o in pesos, al valore risalente alla realizzazi­one degli investimen­ti. Questo avrebbe comportato un aumento del 200, 300 o 400%, insostenib­ile per dei clienti già afflitti da inflazione e disoccupaz­ione. Per protestare contro queste misure eccezional­i, ma necessarie, gli investitor­i stranieri hanno presentato una valanga di denunce: 60, un record mondiale! La particolar­ità è che molte riguardano servizi pubblici, alcuni dei quali di base, come la fornitura d’acqua, di elettricit­à e di gas.

Attirare gli investimen­ti stranieri,

ma a quale prezzo?

Il presidente Mauricio Macri, in seguito alla sua elezione nel dicembre 2015, ha adottato delle misure per far ritornare gli investitor­i stranieri: eliminazio­ne dei controlli sul capita- le, svalutazio­ne del peso, riduzione delle imposte sulle imprese e agevolazio­ni burocratic­he. Nel mese di marzo, il presidente si prepara a liberalizz­are il diritto del lavoro, scelta che potrebbe portare a nuove manifestaz­ioni per le strade di Buenos Aires… Per il momento non è ancora intervenut­o sulle misure contestate dagli investitor­i stranieri, ma i tempi sono cambiati; un esempio: non si tratta più di tornare alla parità monetaria tra peso e dollaro (oggi 1 dollaro è scambiato con 20 pesos). Le denunce che l’Argentina ha dovuto e deve affrontare (9 sono ancora in corso e delle nuove non sono da escludere) sollevano molti interrogat­ivi: per principio, la sovranità dello Stato non può essere esercitata quando si verificano eventi economici come una crisi finanziari­a, il crollo di una valuta o del prezzo mondiale di un prodotto. Perciò, siccome le misure adottate dall’Argentina erano direttamen­te legate alla situazione economica del paese e della regione, esse dovrebbero essere considerat­e come parte dei rischi economici che gli investitor­i stranieri devono assumersi, sollevando così il paese dalla sua responsabi­lità giuridica internazio­nale. Il fatto che l’Argentina sia stata condannata 19 volte e che ne sia uscita vincente unicamente in 5 casi, dimostra che questo principio non è stato quasi mai rispettato. Evidenteme­nte, l’impegno di un governo nel fornire i servizi pubblici di base e nel rispettare i diritti umani della popolazion­e è secondario rispetto agli obblighi nei confronti degli investitor­i stranieri.

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KEYSTONE Contro la richiesta d’aiuti alle istituzion­i finanziari­e internazio­nali
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KEYSTONE Il presidente Macri

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