Nella guerra dei dazi Trump schiera l’artiglieria
Washington – Voi tassate i Levi’s e le Harley-Davidson; e io vi metto il 20% di dazi sulle vostre auto. Donald Trump, l’aveva detto, ama le guerre commerciali e quella che lo oppone all’Europa lo galvanizza. Ieri, nel giorno di applicazione dei dazi europei su whisky, jeans e moto, il presidente statunitense ha rilanciato avvertendo di essere pronto a imporne di nuovi sulle automobili europee in ingresso negli Stati Uniti. Minaccia presa ben sul serio in Germania, i cui colossi automobilistici – Mercedes, Bmw e Audi-Volkswagen – temono il peggio e studiano piani per correre ai ripari. Daimler, la casa madre di Mercedes, ha già tagliato le previsioni di utile per il prossimo esercizio, diventando la prima casa automobilistica di alto profilo a incamerare nel suo bilancio l’impatto del temuto scontro con gli Usa. D’altra parte l’industria dell’auto tedesca rischia di essere colpita due volte: sull’export verso gli Usa (circa 500mila auto all’anno) e sull’export verso la Cina dalle sue fabbriche in Usa (oltre 800mila auto l’anno). Con la Mercedes e la Bmw che producono i Suv destinati al gigante asiatico rispettivamente in Alabama e in South Carolina. Auto che potrebbero diventare potenziali vittime dei contro dazi di Pechino. “Tutto quello che abbiamo da dire su questo è stato già detto dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e dalla commissaria al Commercio Cecilia Malmstroem, non abbiamo altro da aggiungere”, è stato il lapidario commento di Bruxelles all’ultima minaccia di Trump. D’altra parte, è prevedibile che anche i dazi europei faranno male non solo all’economia Usa, ma anche al gradimento di Trump. Le contro tariffe varate dalla Ue ed entrate in vigore nelle ultime ore hanno un valore complessivo di 2,8 miliardi di euro e colpiscono settori produttivi, dall’industria all’agricoltura, i cui addetti sono una parte importante del bacino elettorale del presidente. Anche a loro dovrà prima o poi rendere conto.