Dulbecco, Govi, Zanzi
Scorrendo il libro, leggo dei viaggi fatti intorno al mondo. Cina, Canada, Israele e nell’89 l’Unione Sovietica. «Un ricordo molto bello, alla vigilia della trasformazione politica. E le crociere, la più interessante nel Mediterraneo». I ‘Liguri’, occasione per fare cose da soli difficilmente realizzabili? «Tocca un punto essenziale. Sentivo il desiderio di andare in Basilicata, ma da solo non l’avrei fatto. Così è stato per gli itinerari federiciani. Lo scorso anno, abbiamo visitato i cantoni primitivi della Svizzera, tre giorni intensi». Del federalismo ha parlato Luigi Zanzi, una testimonianza appassionante: «È venuto da noi già gravemente malato, partendo dalla Grecia antica fino all’età contemporanea. Una persona indimenticabile».
Quell’incontro con il Nobel, Renato Dulbecco
Per i venticinque anni, vedo la foto, avete invitato Renato Dulbecco, Nobel nel 1975 per la medicina. «Passava qualche mese a Lugano, ligure di origini calabresi. Tramite una sua parente riusciamo a contattarlo. Lo invito a partecipare a un incontro, ne eravamo onorati. Accetta; stava partendo per sei mesi all’Università di La Jolla. Quando si avvicina la data scelta insieme gli invio delle e-mail, senza avere risposta; s’immagini, tutta l’organizzazione…». Che succede? «Qualche giorno prima mi riceve a casa: ricordava perfettamente l’impegno preso. Abbiamo parlato di tutto, una persona semplice, cordiale». Nell’81, il Gruppo Liguri in Ticino porta in Piazza Riforma la statua di un grande attore genovese, Gilberto Govi, prima che fosse esposta nella sua città. Nella casa di Ponte Capriasca, i quadri della madre di Andrea D’Adda, insieme a quelli di Franca Di Qual, Vera Tamburini, Gianni Piccardo, amico fraterno venuto a mancare qualche anno fa. Il signor Andrea era un promettente ciclista, scalatore incollato alla ruota di Motta e Gimondi. Che il vento di cui ci ha parlato Francesco Biamonti nei suoi romanzi, vento largo di ponente, l’abbia un po’ spinto in avanti?