La poesia di Chaplin e le musiche dell’Osi
Charlie Chaplin è, semplicemente, Charlie Chaplin, una di quelle poche decine di persone che ha realmente compreso le potenzialità del cinema realizzando film che, a quasi un secolo di distanza, ancora divertono e commuovono. E riempiono piazze come quella di fronte al Lac dove, giovedì sera, almeno duemila persone si sono radunate – molti in piedi o seduti per terra – per la proiezione di ‘Luci della città’ (‘City Lights’) con la musica dal vivo dell’Orchestra della Svizzera italiana. Il film, del 1931, è il canto del cigno del cinema muto che all’epoca aveva ormai ceduto il posto al sonoro, grazie alle tracce audio sincronizzate. Anche per questo – e perché molte sale cinematografiche avevano rinunciato a pianisti e orchestre, comuni fino a qualche anno prima – Chaplin decise di realizzare una vera e propria colonna sonora per il film, includendovi anche alcuni effetti sonori. Grande appassionato di musica, Chaplin suonava il pianoforte, violino e violoncello ma non imparò mai a leggere il pentagramma e così, per le musiche di ‘City Lights’, si fece aiutare da Arthur Johnston che, in pratica, trascriveva le melodie che Chaplin gli canticchiava. Tra l’altro, l’unico Oscar non alla carriera vinto da Chaplin è proprio per una colonna sonora, quella di ‘Luci della ribalta’, oltretutto consegnato vent’anni dopo l’uscita del film a causa del maccartismo. Ma questa è, per quanto ancora attuale, un’altra storia, e torniamo all’America di The Tramp, il vagabondo di Chaplin che in ‘City Lights’ si innamora di una fioraia cieca che, a causa di un malinteso splendidamente reso nel cinema muto, lo scambia per un milionario. Dopo mille peripezie, lui riesce a farle avere i soldi per saldare i debiti e operarsi per riacquistare la vista, alternando scene di grande comicità – non si può che applaudire e ridere di fronte alla pantomima di Chaplin, come nel superbo incontro di pugilato che ha scatenato grandi risate anche giovedì a Lugano –, e momenti più romantici fino al toccante finale. Cambi di registro musicalmente ben sottolineati dall’Orchestra della Svizzera italiana in gran forma, diretta dal ginevrino Philippe Béran. Questa sera l’Osi tornerà in piazza Luini per un concerto-spettacolo del duo di irriverenti virtuosi Igudesman e Joo.