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Acqua potabile

- Di Melitta Jalkanen, membro del comitato dei Verdi del Ticino

Un esempio piccolo, ma da manuale, di inefficien­za: l’acqua potabile nelle stazioni ferroviari­e ticinesi. Come spendere tempo, lavoro e denaro per peggiorare la situazione. Fino a pochi anni fa era ovvio che in un luogo di passaggio così importante ci fosse la possibilit­à di lavarsi le mani (o la faccia di un bambino), riempire la borraccia, sciacquare la mela da mangiare in viaggio. Insomma quelle situazioni dove noi esseri umani abbiamo bisogno – o magari solo piacere – di avere acqua fresca. Da quando sono apparsi i chioschi e gli automatici che vendono acqua in bottigliet­te, sono cominciate a sparire le fontanelle. Il cittadino, il viaggiator­e che non ha riempito la sua borraccia a casa, rischia di pagare – per avere acqua stagnante! Acqua il cui trasporto ha inquinato il nostro territorio! Per trovarsi con una bottigliet­ta da smaltire! Pagare per avere meno qualità a tutti i livelli. Sono anni che le Ffs vengono interpella­te. Da cittadini singoli, da associazio­ni (Acsi, Astuti…), dalla politica. Il risultato? La nuova stazione di Bellinzona, il giorno dell’apertura aveva una fontana funzionant­e. Ora è asciutta. A Giubiasco, su entrambe le piattaform­e ci sono fontane, fino a pochi mesi fa con rubinetti funzionant­i. Ora sono state sostituite dal modello che necessita di una chiave. E sono chiuse. A Lugano, dopo ripetute richieste, sulla piattaform­a del binario 1… Non l’avete visto? infatti è quasi nascosto, bisogna sapere che esiste… hanno installato uno di quei rubinetti che necessitan­o la chiave. Lascia passare un rivoletto. Soluzione doppiament­e insensata: con l’acqua che corre 24 ore su 24 c’è uno spreco assurdo e per riempire la borraccia si rischia di perdere il treno. Un sempliciss­imo rubinetto, da aprire e chiudere secondo il bisogno, sarebbe perfetto. Così come erano a Giubiasco fino all’intervento. Fare e disfare è tutto lavorare? Noi siamo fortunati, abbiamo sempre avuto acqua buona e abbondante, senza doverla comprare in inquinanti bottigliet­te, trasportat­e da chissà dove. Appelliamo­ci a chi gestisce i luoghi pubblici, di mettercela a disposizio­ne. In modo semplice, economico e sensato.

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