Il peso della provocazione
La federcalcio svizzera (Asf) tutto sommato minimizza, e si rammarica perché il gesto di Xhaka e Shaqiri – l’ormai famigerata aquila mimata dopo i gol alla Serbia – ha distolto l’attenzione dalla bella vittoria della Svizzera di venerdì, piccola grande impresa firmata a Kaliningrad. Meglio avrebbe fatto a condannare senza esitazioni un gesto che, se è riuscito ad alimentare il fuoco delle polemiche spostando il dibattito dal contesto sportivo a quello politico, forse tanto innocuo non è. Quella dei due rossocrociati è stata una provocazione grave, intimidatoria, nonché premeditata. Si ha un bel dire che la politica non deve immischiarsi con lo sport, e poi che si fa? Non si punisce chi la politica stuzzica con grave superficialità? Passi per gli scarpini con la bandiera del Kosovo, una forma di riconoscenza alle proprie radici da parte di giocatori che non hanno mai fatto mistero di avere un cuore che batte per i rispettivi Paesi d’origine più che per la Svizzera (la Nazionale è multietnica, ed è una delle sue forze), ma la palese provocazione rivolta alla Serbia è giunta da due rappresentanti in maglia rossocrociata. Prendere le distanze non avrebbe messo in croce Xhaka e Shaqiri (non è quello lo scopo), ma li avrebbe quantomeno richiamati alla responsabilità (...)