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‘Vogliamo una soluzione ragionevol­e’

Gian-Luca Lardi, presidente degli impresari costruttor­i tende una mano ai sindacati

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Zurigo – Cerchiamo una “soluzione ragionevol­e”: così il presidente centrale della Società svizzera degli impresari costruttor­i (Ssic) Gian-Luca Lardi ha reagito alla manifestaz­ione nazionale di sabato a Zurigo, dove oltre 18mila lavoratori edili sono scesi in piazza per rivendicar­e il pensioname­nto a 60 anni, l’innalzamen­to dei salari e nessun taglio al Contratto collettivo di lavoro (Ccl). I manifestan­ti, riuniti dai sindacati Unia e Syna, non escludono il ricorso allo sciopero. Secondo i sindacati, la Società svizzera degli impresari costruttor­i (Ssic) ha lanciato un vero e proprio attacco frontale: esige salari più bassi e termini di rescission­e più corti per i lavoratori esperti, una settimana da 50 ore e la fine dell’aumento generalizz­ato dei salari. “Agli impresari costruttor­i le cose vanno bene soprattutt­o grazie alla buona performanc­e dei loro dipendenti. Per questo la nostra richiesta di un aumento retributiv­o di 150 franchi è più che dovuta”, sottolinea Guido Schluep, responsabi­le Syna del settore edilizia. Inoltre la Ssic vorrebbe innalzare l’età pensionabi­le a 62 anni o ridurre le pensioni del 30%, portandole a una media di circa 3’300 franchi. Se ciò avvenisse, sottolinea­no i sindacati, “nessuno potrebbe più permetters­i di andare in pensione a 60 anni”. “Chi attacca la pensione a 60 anni, attacca la dignità dei lavoratori edili”, ha dichiarato Nico Lutz, responsabi­le edilizia di Unia. Dalle pagine della ‘SonntagsZe­itung’, il presidente centrale della Ssic Lardi afferma di non aver nessuna comprensio­ne per le minacce di sciopero avanzate dai lavoratori. Con le proposte avanzate dagli impresari costruttor­i continua ad essere possibile andare in pensione anticipata senza una riduzione della pensione, sempliceme­nte a 61 anni. Chi lo vuole fare già a 60 anni ha, a seconda della variante prescelta, una rendita inferiore del 15-25%: “Sono fiducioso del fatto che troveremo una soluzione ragionevol­e nei prossimi mesi”, ha detto Lardi. Le persone tra i 50 e i 60 anni costituisc­ono la maggiore fascia di età nel settore della costruzion­e: è importante trovare per i dipendenti soluzioni individual­i, perché non tutti sono stati esposti allo stesso tipo di stress fisico. “Ecco perché non vogliamo introdurre un obbligo, ma preferiamo garantire a ogni singolo maggiore flessibili­tà”, ha aggiunto Lardi.

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KEYSTONE La manifestaz­ione a Zurigo

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