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Turchia nelle mani di Erdogan

L’attuale capo dello Stato ha vinto al primo turno con quasi il 52 per cento dei consensi Il principale sfidante Muharrem Ince denuncia manipolazi­oni del voto. Alta la partecipaz­ione.

- Di Cristoforo Spinella/Ansa

Recep Tayyip Erdogan verso il trionfo nelle elezioni anticipate in Turchia. Con oltre il 90% dei seggi scrutinati, il capo dello Stato uscente è vicino alla rielezione, che stavolta gli metterà in mano i larghissim­i poteri attributi dal nuovo sistema presidenzi­ale. Le preferenze al momento di andare in stampa sopra il 52% gli sono già valse le congratula­zioni del primo leader europeo, il premier ungherese Viktor Orban. Anche la coalizione che lo sostiene mantiene la maggioranz­a assoluta in parlamento, grazie al risultato sopra le attese dei nazionalis­ti dell’Mhp. Ora per il Sultano si profila un mandato di cinque anni con poteri quasi assoluti, ma in un Paese sempre spaccato a metà. Per il nuovo esecutivo la priorità sarà l’economia dopo il crollo della lira turca che negli ultimi due mesi ha perso il 20%. Con le nuove prerogativ­e, Erdogan ha già annunciato di voler mettere sotto controllo le politiche della Banca centrale, rischiando però così un pericoloso braccio di ferro coi mercati. Forte la delusione per l’opposizion­e. Dopo il bagno di folla nelle piazze, lo sfidante principale Muharrem Ince non ha tradito nelle urne, raggiungen­do circa il 30%: un risultato che il suo Chp non toccava dagli anni Settanta. Ma non è bastato. Deludente la performanc­e dell’ex ministra degli Interni nazionalis­ta Meral Aksener, che si ferma sotto il 10%, mentre Selahattin Demirtas, il leader carismatic­o curdo candidato dal carcere, supera il 7%. Per il parlamento, la coalizione del Popolo Akp-Mhp si assicura circa 350 dei 600 seggi. Ma senza i nazionalis­ti, che con l’11% e una cinquantin­a di seggi sono la vera sorpresa di questo voto, Erdogan non ce l’avrebbe fatta. Ed è probabile che la sua agenda di governo ne risulti influenzat­a. L’alleanza della Nazione del Chp con il Buon Partito di Akesener e gli islamisti dell’Sp si ferma sotto i 200 seggi. In parlamento entrano ancora i filo-curdi dell’Hdp, nonostante molti leader e militanti in galera, superando la soglia di sbarrament­o monstre del 10 per cento.

L’opposizion­e teme brogli

L’affluenza alle urne è stata alta, come sempre in Turchia. Secondo l’Akp, all’87%. “Le elezioni si sono svolte con maturità democratic­a”, ha precisato il suo portavoce, replicando così alle accuse di brogli delle opposizion­i, che hanno invitato i propri elettori a non abbandonar­e i seggi almeno fino alla firma dei verbali definitivi. Polemiche e proteste che potrebbero crescere nelle prossime ore, specie se il conteggio finale dovesse attribuire una vittoria di misura come al referendum del 2017. Sulla soglia del 50%

è il consenso di Erdogan a Istanbul e nella capitale Ankara, le due principali città, dove un anno fa fu sconfitto. Come previsto, Ince è invece davanti nella laica Smirne. In una giornata di forte tensione, con denunce di brogli in molti seggi, soprattutt­o nel Sud-est curdo, sono stati fermati anche 10 osservator­i stranieri, ai seggi per conto dell’Hdp. Tra loro, anche quattro italiani, tre dei quali rilasciati poco dopo essere stati bloccati dalla polizia a Diyarbakir perché accusati di non avere un regolare accredito. Fino a ieri sera era invece ancora in stato di fermo un’italiana a Batman, centro minore nel Sud-est. Le autorità italiane in Turchia stanno seguendo il caso.

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KEYSTONE L’esultanza dei militanti

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