Il peso della provocazione
Meglio avrebbe fatto l’Asf a censurare la condotta di Shaqiri e Xhaka. E poi ci si lamenta perché si distoglie l’attenzione dal calcio?
Segue dalla Prima (...) di calciatori che godono di una visibilità mondiale e che di tale notorietà non hanno il diritto di abusare, quantomeno non per i fini politici alla base del loro gesto. L’azione incriminata può sì essere scatenata dall’irrazionalità delle emozioni (le provocazioni sono un alibi un tantino leggero, i calciatori di questo livello ne hanno già viste e vissute di tutti i colori), ma le sue conseguenze non sono state soppesate a dovere dai due protagonisti. Avendolo premeditato (alla spontaneità sull’onda delle emozioni stentiamo a credere), avrebbero dovuto riflettere su quali sarebbero state le reazioni. Quindi, delle due, l’una: o non sono stati in grado di fare una riflessione seria (essere stati incauti non li assolve), o se ne sono infischiati bellamente, concentrati com’erano sulla loro voglia di protagonismo, spacciata per un senso di appartenenza alle radici e alla famiglia lodevolissimo, ma non quando viene esibito sfruttando la mondovisione. Non a scapito del senso di responsabilità che dovrebbe albergare in ciascun essere umano, sportivi compresi.
Rispetto per il passato
Massimo rispetto per il passato, e per il vissuto anche tragico di certi popoli, ma non è sul campo da calcio, dove la posta in gioco è solo un misero risultato spor-
tivo, che si devono sfogare certe tensioni. Si può anche tradurre un gol in rivalsa, personale e di tutta la propria famiglia, anche di un popolo intero, ma in quel caso l’esternazione deve tenere conto del contesto in cui avviene. L’esultanza anche sopra le righe è ammessa, siamo d’accordo, ma la provocazione gratuita no. Suvvia, è fin troppo chiaro che la connotazione del gesto era politica. Mica hanno mimato un aquilotto che simpaticamente spicca il volo. È stato un gesto forte. Forte, simbolico e irresponsabile.
La violenza di Krstajic
Se non lo fosse stato, se fosse stata una ragazzata dopo la quale minimizzare e andare oltre, non avrebbe sollevato il polverone che invece si è alzato, mettendo in ombra la prestazione sportiva, quella che poi ci si lamenta perché è passata in secondo piano. Se il dossier non fosse spinoso e la cosa seria, non ci sarebbe stato bisogno di una presa di posizione dell’Asf, né la Fifa avrebbe aperto un procedimento disciplinare, esteso anche a capitan Lichtsteiner, reo non tanto di aver assunto la difesa dei compagni (da buon capitano, non poteva agire diversamente, quantomeno non a caldo), bensì di un’imitazione del gesto solo abbozzata più che altro per farsi beffe dei compagni, ahilui ripresa dalle telecamere. Né, per chiudere, avremmo dovuto sorbirci la triste caduta di stile del ct serbo Krstajic, il quale ha parlato a sproposito di giustizia selettiva solo nei confronti della Serbia, e ha chiesto di mandare di fronte al tribunale dell’Aja (dove ben altri furono i fatti giudicati...) l’arbitro Felix Brych. Una dichiarazione di inaudita violenza, una violenza scatenata dal gesto riprovevole di cui sopra, che l’Asf ha preferito catalogare come un incidente di percorso dalla contenuta gravità. Se fosse stato grave, cosa avrebbe scatenato?