Dominio di Hamilton
Il caraibico firma il Gp di Francia e vola a +14 su Vettel, protagonista di un grossolano errore. Sauber a punti con Leclerc.
Il Gran Premio di Francia, che ritrova il circuito di Le Castellet dopo qualche anno e talune peripezie dell’era Ecclestone, convince tutti senza discussione della forza messa in campo da Mercedes-Benz e Hamilton in particolare. L’evoluzione 2 tanto attesa si è subito rivelata un’arma micidiale e fortissima, che si è manifestata già nelle libere: già da venerdì ogni pilota del paddock sapeva che solo una rottura o il fato avrebbero potuto fare la differenza. Hamilton ha stravinto senza in pratica dover fare nulla; le sue parole “è stato semplicissimo” impongono da subito un qualche tentativo di reazione solido. Ritorna in cima al Mondiale con 145 punti, a +14 da Vettel, e si prepara a Zeltweg, ora Red Bull Ring, con molta fiducia e coscienza di uno step della sua monoposto che lo ha messo davanti a tutti. Basta osservare la ripartenza dietro alla safety car, a come in pochi metri abbia allungato su Verstappen senza lasciare scampo a nessuno per rendersene conto. Vettel ha sbagliato, lo ha fatto in modo grossolano, nevrotico, semplicemente stupido. Preso dalla foga della partenza ha toccato Bottas in avvio pungendogli il posteriore, danneggiandosi il frontale e dovendo così affrontare una gara di rincorsa e penalizzato a giusta ragione di 5” per l’errore commesso. Il tedesco ha una chiara caratteristica: se viene lasciato andare in solitaria è difficilmente battibile, capace di staccare cronometri prodigiosi uno dopo l’altro, ma se deve battagliare, ancor più cosciente di una oggettiva inferiorità, tende a sbagliare. Lo ha fatto già con Bottas alla ripartenza a Baku con una inutile tirata in staccata che gli è costata un arretramento di classifica, scenario che ieri
si è praticamente ripetuto. In questa situazione si legge in profondità il male perenne del mondo Ferrari: anziché avere una strategia di lungo periodo, portando a casa punti preziosi quando ci si renda conto di essere in difetto, si perde la lucidità ed errori anche come quelli di ieri costano il Mondiale. Vettel sarebbe stato terzo o forse secondo e dunque più vicino a un attento Hamilton. Buone nuove in casa Sauber: veder sorridere come sabato Vasseur non è cosa da tutti i giorni.
Leclerc, dopo l’ottavo posto in griglia, ieri ancora una volta è andato a punti, mantenendo un nono posto del team di Hinwil impensabile solo un anno fa, con addirittura l’ottavo della Toro Rosso (che gode di ben altri mezzi) nel suo mirino. Manca all’appello Ericsson, che davvero non porta nulla al team, con la certezza di essere appiedato a fine stagione nonostante la relazione con i munifici titolari svedesi della maggioranza del team. Visto che poi anche Leclerc appare
sempre più papabile per il sedile di Raikkonen in Ferrari, ecco che il buon Fred dovrà per forza sforzarsi nel mettere assieme la squadra per il 2019. Giovinazzi è uno di questi, e forse pure Kubica. Situazione infine particolare per Renault, dopo la notizia del matrimonio tra Red Bull e Honda: dare al team ancora il meglio dei propulsori sapendo che useranno le informazioni, oppure chiudere a poco a poco il supporto per dare priorità al team proprio? Un bel rebus per i transalpini
che vogliono tornare protagonisti in modo singolo e visibile. Un rischio per Verstappen e Ricciardo in ottica Mondiale. Una dimostrazione di fiducia per i giapponesi che vogliono vincere in breve tempo. La F1 è un poco questo oramai: molta politica e in pista poca azione, con momenti emozionanti prevalentemente in partenza, poi il nulla. Il tempo delle decisioni chiare su governance e futuro si avvicina a passi da gigante, così come il rischio del deficit finanziario.