I tesori di Angkor
Un viaggio intenso e ricco di emozioni profonde attraverso tutta la Cambogia, un approccio graduale dal punto di vista storico e architettonico, per un primo contatto con l’arte della civiltà Khmer, una delle più grandi e sofisticate del Sudest asiatico.
Il nostro itinerario nel Paese dei sorrisi comincia dalla capitale Phnom Penh e prosegue per la seconda città del Paese, Battambang. Da qui navigheremo in terre altrimenti difficili da raggiungere, percorrendo vie d’acqua che s’insinuano tra scenari insoliti e suggestivi, case galleggianti, strumenti da pesca d’ogni tipo, bambini, coltivazioni… Un riassunto di vita locale che non può mancare per incontrare la vera Cambogia. Ci fermiamo ad Angkor per cinque notti, il tempo sufficiente per effettuare visite non superficiali anche di templi poco reclamizzati della regione. Il soggiorno ad Angkor è articolato in modo da prevedere di terminare le visite nel primo pomeriggio, così da consentire attività individuali. Ci si potrà dedicare agli approfondimenti degli aspetti che più hanno interessato o andare alla ricerca di nuove occasioni di conoscenza nel vastissimo parco archeologico.
L’impero Khmer
La civiltà Khmer regnò in Cambogia per 600 anni, durante i quali furono edificati i grandiosi templi che oggi si possono ammirare nella pianura di Angkor. Quella che fu l’antica capitale dell’impero corrisponde a un’immensa area archeologica, 400 km2 di territorio che dal ‘92 è Patrimonio Unesco ed è uno dei siti più importanti e visitati dell’Asia sudorientale. Qui ha sede il più grande monumento religioso della terra, l’Angkor Wat. L’arte khmer si distingue in tre periodi distinti: l’epoca pre-angkoriana ossia precedente alla fondazione di Angkor, avvenuta nell’802 d.C. Il periodo classico è quello che coincide con Angkor e infine il periodo barocco, dal XII al XIV secolo. In quest’ultimo periodo fu creata l’Angkor Thom, una vera città fortificata realizzata tra i secoli XII e XIII, che inglobava una parte della città precedente. Pare che nel periodo d’oro nella zona vivessero oltre un milione di persone. Porte monumentali di oltre 20 metri sono arricchite da grandi statue di divinità, demoni, proboscidi. All’interno vi si trovano edifici quali la “Terrazza del Re Lebbroso”, la “Terrazza degli Elefanti”, ma soprattutto il “Bayon”. Se la struttura più maestosa di Angkor è il tempio di Angkor Wat, il Bayon rappresenta certamente quella in cui arte e capacità fantastiche degli autori e di chi l’ha commissionata si sono espresse al meglio della creatività. Dopo il 1431, con l’ennesima invasione da parte dei Thai, i Khmer abbandonarono la regione, che fu ben presto avvolta dalla vegetazione tropicale. Essi individuarono una zona più funzionale per sviluppare i rapporti commerciali con Cina e Indonesia. Così si creò il nucleo urbano di Phnom Penh, l’attuale capitale cambogiana. Solo nel 1860 Angkor tornò alla ribalta, grazie all’esploratore francese Henri Mouhot, che vi si imbatté durante una sua perlustrazione nella foresta e ne decantò la magnificenza. Erano gli anni del protettorato francese, dal quale la Cambogia si rese indipendente solo un centinaio di anni dopo. Per riportare Angkor al suo splendore furono necessari parecchi anni di lavori di restauro avvenuti durante il XX secolo. Ancora oggi si possono ammirare alcuni templi che vivono in perfetta armonia con la natura, con radici, rami e muschio che s’insinuano tra le antiche pietre.
I “Khmer Rossi”
Il periodo buio della storia cambogiana è cosa recente e lega il nome Khmer ai tragici eventi della seconda metà degli anni 70, quando il movimento ribelle di Pol Pot guidò i guerriglieri comunisti all’assedio della capitale nel 1975, sconfiggendo il regime precedente che era sostenuto dagli americani. Da quel momento vennero scardinati tutti i valori esistenti, cancellando ogni libertà, forma di cultura e istruzione, abolendo le scuole e uccidendo chiunque non si piegasse al sistema. I cittadini furono costretti ad abbandonare Phnom Penh e recarsi nelle risaie che si trasformarono in grandi campi di lavori forzati, dove le famiglie furono divise per essere ulteriormente indebolite. Tra chi non sopravvisse alle dure condizioni di vita e coloro che perirono per mano dei torturatori, in quattro anni persero la vita quasi due milioni di persone, un quarto dell’intera popolazione. Nel 1979 il Vietnam invase la Cambogia mettendo fine alla dittatura dei Khmer Rossi e costringendoli a fuggire nella foresta al confine con la Thailandia. A Phnom Penh vi è un edificio tristemente noto per essere stato trasformato da scuola a luogo di detenzione e tortura. Si tratta dell’ex carcere di massima sicurezza S-21, in cui sono stati rinchiusi circa 20’000 cambogiani prima di essere avviati a un campo di sterminio. Il posto mostra con ruvida verità una parte di ciò che è accaduto durante il regime di Pol Pot.
Nuova vita per la capitale
Phnom Penh si sta di recente svegliando da uno stato di sonnolenza che sembra averla colpita dopo i tragici fatti connessi agli orrori vissuti. Oggi sta tornando a essere quella piacevolissima città che ne aveva fatto uno dei centri coloniali francesi più apprezzabili, dal punto di vista estetico e della vivibilità urbana di tutta la penisola indocinese. In ciò è aiutata dal suo essere distesa in una piana in cui convergono tre fiumi, il Mekong, il Tonlè Sap e il Tonlè Bassàc. La presenza francese “plasma” ancora l’aspetto attuale di Phnom Penh specie con riferimento al Palazzo Reale, al Nuovo Mercato e al Museo Nazionale. Dopo lo spopolamento forzato operato nel periodo del terrore, quando in città erano rimasti non più di 50’000 abitanti, l’arrivo dei vietnamiti nel 79 facilita il ritorno alla “normalità”, soprattutto dopo gli anni 90. Da quel momento si assiste a un reale risorgere della capitale attraverso la costruzione di numerose opere pubbliche e l’inizio di corposi restauri che le stanno ridando vitalità e gradevolezza. Il Palazzo Reale è costituito da alcune strutture che ricordano quello più famoso con sede a Bangkok. Il complesso è formato da vari padiglioni, giardini, sale, viali, torri e pagode, la più famosa delle quali è senz’altro la “Pagoda d’Argento”. Il nome deriva dal materiale con cui sono realizzate le circa 5’000 mattonelle del pavimento, ognuna delle quali pare pesi un chilo. All’interno sono conservati molti oggetti di pregio che consentono di farsi un’idea della grandiosa civiltà Khmer. In particolare si nota la presenza di varie rappresentazioni statuarie del Buddha, gioielli e maschere in oro, smeraldi e altri materiali nobili.
Il sito di Preah Vihear
Al confine con la Thailandia, su un’altura di quasi 600 metri si trova il complesso religioso che i thailandesi chiamano “Monastero Sacro”. Nel periodo di Angkor era meta di devozione tra le più apprezzate dai pellegrini. Rappresenta, assieme a Sambor Prei Kuk, una fase dello sviluppo dell’arte khmer che solo dopo più di un secolo darà vita ad esempi più noti come il Bayon o l’Angkor Wat. I templi di Preah Vihear sono un’efficace raffigurazione materiale del periodo architettonico iniziale khmer. Ancora oggi i buddisti cambogiani vi riconoscono uno dei più sacri luoghi del Paese. È costituito da una serie di edifici, strutture e torri che si susseguono su pedane un poco sempre più alte sino a giungere alla sommità, che coincide col santuario centrale alla fine della spianata, proprio sul bordo meridionale del dirupo. Da qui la vista non ha limiti sul circostante territorio cambogiano e thailandese, e nelle giornate assai limpide, pare si possa scorgere il profilo dell’altra montagna sacra, Phnom Kulen. Sembra che già alla fine del XII secolo il posto non fosse molto frequentato e che la vegetazione abbia di lì a poco cominciato ad avvolgere e proteggere le sacre pietre conservandole per noi.
PROGRAMMA DI VIAGGIO
Sabato 2 febbraio: Milano - Singapore
Trasferimento a Milano, incontro con l’accompagnatore e partenza con volo di linea per Singapore. Pasti e notte in volo.
Domenica: Singapore - Phnom Penh
Volo da Singapore a Phnom Penh con arrivo nel primo pomeriggio. Dopo il disbrigo delle formalità d’ingresso trasferimento in hotel. Si comincia con un tour della città in bus, per coglierne alcuni aspetti, tra cui il Monumento all’Indipendenza e i lungofiumi. Nel pomeriggio si prosegue con le visite più significative della capitale. Il Palazzo Reale, la Pagoda d’Argento e il Museo Nazionale, che custodisce la più importante raccolta di sculture Khmer del pianeta.
Lunedì: Phnom Penh - Skoun - Kompong Tom
Mattinata e pranzo liberi, durante i quali si potrà approfondire la conoscenza di Phnom Penh, passeggiare sul lungofiume o fruire dei servizi in hotel. La partenza per Kompong Tom è prevista intorno alle 13. Si prevede una breve sosta a Skoun, posta a una novantina di chilometri da Phnom Penh. È nota per la sua specialità alimentare: ragni e tarantole fritte che provengono da raccolte effettuate nei villaggi vicini.
Martedì: Kompong Tom - Siem Reap (Angkor)
È la prima vera giornata di visite e trasferimenti intensi. Dapprima Sambor Prei Kuk, a una ventina di chilometri di strada sterrata da Kompong Tom. Questo sito è la preziosa anticipazione alla successiva esplosione artistica di Angkor. La visita dei templi permette un opportuno incontro con la storia e l’arte khmer, perché si tratta di un sito precedente l’era classica, e consente un logico approssimarsi temporale al più famoso sito cambogiano. Da Sambor, 160 km verso nordovest portano sino all’intricata Beng Mealea. Si giunge a Siem Reap in serata dopo altri 70 km.
Mercoledì: Siem Reap - Banteay Chhmar - Battambang
Partenza per Banteay Chhmar, a pochi km dal confine con la Thailandia. È uno dei più importanti monasteri dell’era di Angkor ed è in attesa di entrare a far parte dei patrimoni Unesco. Proseguimento per Battambang, con arrivo nel tardo pomeriggio.
Giovedì: Battambang - Prasat Banan Wat Ek Phnom - Battambang Il giorno di sosta a Battambang, oltre a consentire di conoscere un poco la realtà della seconda città cambogiana, permette di “spezzare il ritmo”. Al mattino visita al Prasat Banan. Alcuni sosterrebbero che le 5 torri siano l’anticipazione di Angkor Wat. Andare verso nord per una decina di chilometri dalla città seguendo la direzione del Sangker River, è il modo per introdursi nella campagna circostante e arrivare al Wat Ek Phnom. Rientrando a Battambang, sarà possibile sostare in un’azienda vinicola locale.
Venerdì: Battambang - Siem Reap (Angkor)
Giornata di navigazione da una città all’altra attraverso canali e paludi formate dal Sangker River, in uno scenario di vita fluviale e lacustre in cui si mescolano “piacevolmente” uomini, animali e aspetti della natura locale mai scontati, impossibili da scoprire se non dalla prospettiva permessa dalle vie d’acqua.
Sabato: Siem Reap - Phnom Kulen Siem Reap
L’escursione presenta aspetti gradevoli anche per il contesto ambientale in cui si svolge: il panorama, il grande Buddha disteso, il santuario, l’alveo del fiume con alcuni lingam scolpiti, le cascate… Da sempre Phnom Kulen è ritenuta la più sacra tra le montagne della Cambogia perché proprio qui, nell’anno 802, Jayavarman II si proclama dio-re, dando inizio alla storia dei moderni regni cambogiani. Per questo è meta incessante di visite e pellegrinaggi. Rientro nel pomeriggio a Siem Reap.
Domenica: Preah Vihear
Quest’altra intensa giornata è dedicata al sito di età precedente l’era classica di Angkor. Per la sua rilevanza storico-architettonica è l’unico sito oltre Angkor in Cambogia a essere Patrimonio Unesco. Partenza di primo mattino verso il nord sino a ridosso del varco di confine con la Thailandia. L’arrivo nel sito è previsto dopo circa 5 ore.
Lunedì: Banteay Srey
Prosegue l’avvicinamento al cuore di Angkor con la visita al Banteay Srey, il “tempio rosa”, per la qualità della pietra con cui è stato realizzato nel X secolo. È comunemente considerato una delle maggiori preziosità architettoniche e artistiche cambogiane. Il Banteay Samrè, altra meta della mattinata, sempre in zona, risale al XII secolo. Durante la giornata prevediamo di recarci anche in uno dei tre siti che hanno reso famosa Angkor, il Ta Phrom, l’Angkor Wat e l’Angkor Thom.
Martedì: Angkor
Negli ultimi due giorni si approfondiranno alcuni degli aspetti più noti di Angkor. Dapprima il Ta Phrom, che si presenta in uno stato d’affascinante contaminazione tra natura e cultura. Si termineranno le visite con Angkor Wat, il più grande monumento religioso della terra. Di questo manufatto eccezionale per dimensioni e raffinatezza che unisce senso religioso e architettonico a un livello raro in altre parti del pianeta, si noteranno il simbolismo, gli elementi imponenti e i particolari minuti e aggraziati.
Mercoledì: Angkor - Singapore
Dopo colazione, tempo libero per le ultime visite. Nel pomeriggio, trasferimento dall’hotel in aeroporto che dista pochi minuti, per il volo di linea per Singapore, dove si giungerà in serata. Proseguimento per Milano con volo notturno.
Giovedì 14 febbraio: Singapore - Milano Arrivo a Milano il mattino presto. Rientro in Ticino in pullman privato.