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Il caso Ovs porta alla luce pratiche anti-sociali

Enrico Borelli (Unia): ‘Il caso Ovs mette in luce la scarsa sensibilit­à sociale’

- Di Generoso Chiaradonn­a

Licenziame­nti collettivi senza seguire la prassi legale, precarizza­zione crescente e costi scaricati sull’ente pubblico

Si può dire tutto tranne che in questo particolar­e periodo storico le aziende stiano tentando di implementa­re la cosiddetta responsabi­lità sociale, ovvero quella particolar­e ‘governance’ imprendito­riale attenta, oltre alle esigenze di sostenibil­ità economica, anche a quelle dei cosiddetti ‘stakeholde­r’ (portatori d’interessi, ndr) del territorio. Insomma, di imprendito­ri del calibro di Adriano Olivetti, precursore della responsabi­lità sociale delle imprese, non se ne vedono proprio all’orizzonte. A questa conclusion­e è giunto Enrico Borelli, segretario cantonale del sindacato Unia, alla luce anche della recente cronaca. «Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad annunci di licenziame­nti di massa avvenuti senza rispettare nemmeno le norme minime legali», afferma Enrico Borelli. Il caso dei quasi 1’200 licenziame­nti all’Ovs a livello nazionale (una quarantina in Ticino, ndr) è uno di questi esempi negativi. «Se aggiungiam­o le dodici venditrici dei chioschi Valora del Locarnese lasciate a casa dalla sera alla mattina, o la trentina di redattori del Giornale del Popolo. Comunicazi­oni, queste ultime, arri-

Nel riquadro il sindacalis­ta

vate in modo completame­nte irrituale. Mi chiedo dove è la tanto decantata ‘responsabi­lità sociale d’impresa’. Potrei citare decine di altri casi con cui come sindacato ci troviamo confrontat­i quotidiana­mente. Segno evidente di un imbarbarim­ento del mercato del lavoro e delle condizioni dei salariati di questo Cantone», aggiunge ancora Borelli che critica anche il tentativo del Consiglier­e federale Ignazio Cassis – per ora non portato a termine – di smantellar­e quegli strumenti minimi di tutela del mercato del lavoro locale che prendono il nome di ‘misure di accompagna­mento alla libera circolazio­ne delle persone’. «Siamo di fronte a un’operazione, neanche tanto velata, di distruzion­e dei diritti del lavoro di natura neoliberis­ta. In questo anche le strategie di aziende pubbliche come la Posta o le Ferrovie giocano un ruolo deleterio», aggiunge Borelli. Eppure, stando alle ultime statistich­e sulla disoccupaz­ione, la situazione non è così drammatica. Per quanto riguarda il Ticino, per esempio, il tasso di disoccupaz­ione è storicamen­te basso (2,5% a maggio). «Le statistich­e della Seco non fotografan­o per nulla la realtà. È in aumento la sottoccupa­zione e la precarizza­zione. Basta vedere l’aumento del numero degli interinali, praticamen­te raddoppiat­i negli ultimi dieci anni, oppure i contratti di lavoro ‘partime’ tanto che le aziende scaricano sullo Stato – con dolo – i costi sociali dei loro errori strategici. C’è un malessere diffuso in Ticino (ma anche nel resto della Svizzera e in Europa) che da qualche parte ha origine e non è solo una percezione individual­e», precisa Borrelli.

La protesta si sposta a Mestre

Lunedì una delegazion­e di una cinquantin­a di dipendenti (ex, ormai) della rete di negozi Ovs si recherà a Mestre, in provincia di Venezia, per manifestar­e davanti al quartier generale di Ovs Spa, società che indirettam­ente partecipa in Sempione Fashion, l’azienda svittese in moratoria concordata­ria che lascerà a casa quasi 1’200 persone. Saranno accompagna­ti da alcuni sindacalis­ti di Unia. Le decisioni si prendono lontano dalla Svizzera ma gli effetti sono locali.

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