Venti milioni saranno reinvestiti. Basta pubblicità durante i film in prima serata
Venti milioni dei cento risparmiati saranno reinvestiti dalla Ssr per il “rafforzamento della propria unicità” e a favore del “potenziamento del proprio valore aggiunto”. Come? “In ambito culturale con investimenti nelle produzioni proprie svizzere (in particolare serie Tv) realizzate in collaborazione con partner esterni”. Inoltre, dal 1° gennaio 2019 (“una volta scaduti i contratti in vigore”) la Ssr rinuncerà alle interruzioni pubblicitarie durante i film in prima serata su tutte le reti, Rsi compresa. In ambito digitale invece ci sarà una migliore fruizione dei contenuti, grazie alla sottotitolazione e al doppiaggio. Dal 2019 poi sui siti Ssr non saranno più pubblicati “semplici testi, non associati a contributi audio e video”. L’azienda “intende così distinguersi ulteriormente dall’offerta online dei privati”. Il previsto adattamento degli immobili potrebbe anche tradursi nel parziale trasferimento di una parte della redazione radiofonica Srf da Berna a Zurigo. Ipotesi che “sarà oggetto di un esame approfondito sul piano economico e professionale entro l’autunno 2018”. Sul piano commerciale, la Ssr ha deciso invece di vendere la propria quota azionaria del 33,3 per cento nella società Admeira agli altri due azionisti, Swisscom e Ringier. Nonostante la riorganizzazione dell’azionariato, Admeira continuerà “a commercializzare in esclusività l’inventario premium della Ssr”, si legge in un comunicato del gruppo pubblicitario fondato poco più di due anni fa. La Ssr spiega dal canto suo che “continuerà a far capo a Admeira per la commercializzazione dei propri spot pubblicitari e delle offerte di sponsorizzazione”. L’annuncio non giunge a sorpresa: Ringier e Swisscom avevano già reso noto in aprile che fra le parti erano in corso trattative in questo senso. La Ssr aveva dal canto suo indicato di essere aperta a una cessione della sua partecipazione nella società comune che conta oltre 280 dipendenti nelle sedi di Zurigo, Berna, Losanna, Ginevra e Lugano. L’alleanza è oggetto di numerose critiche. Gli editori vedono nell’operazione una distorsione della concorrenza e la questione è finita anche davanti alla giustizia. RED/ATS