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Una commission­e: sono necessarie misure per la parità salariale

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Servono misure per arrivare alla parità salariale fra uomini e donne. È l’opinione della Commission­e della scienza, dell’educazione e della cultura del Nazionale, che ieri (con 13 voti a 11 e un’astensione) ha deciso di entrare in materia sulla relativa legge. Per una minoranza bastano misure volontarie. Il progetto adottato dal Consiglio degli Stati prevede l’obbligo per le imprese che impiegano 100 o più dipendenti di svolgere ogni quattro anni un’analisi sulla parità salariale, sottoponen­dola poi a una verifica da parte di un organismo indipenden­te, hanno ricordato in una nota diffusa ieri i Servizi del Parlamento. Sempre secondo la Camera dei Cantoni, è necessario rafforzare l’impegno del settore pubblico, imponendo l’obbligo ai datori di lavoro in questione di pubblicare i risultati e i dettagli delle analisi sulla parità salariale. La commission­e ha condotto un ampio dibattito, valutando fra l’altro cosa non funzioni nelle misure già esistenti e quali potrebbero essere le conseguenz­e di una regolament­azione statale. Anche se la disparità salariale si è ridotta, la maggioranz­a ritiene che i cambiament­i stiano procedendo troppo lentamente e che sia pertanto opportuno adottare misure statali. In occasione della prossima seduta verranno poi discusse le modalità concrete del progetto di legge. Una nutrita minoranza propone invece al Nazionale di non entrare in materia, sottolinea­ndo il successo delle misure volontarie oltre che i pericoli del nuovo progetto per il carattere liberale del mercato del lavoro. Bisogna introdurre valori di riferiment­o per la rappresent­anza di entrambi i sessi nelle grandi imprese quotate in Borsa. È l’opinione della Commission­e degli affari giuridici degli Stati, che ieri ha accettato di stretta misura – 6 voti contro 5 e 1 astensione – il disegno in questione. Il progetto del governo era già stato approvato al Nazionale nella sessione estiva. Il testo prevede che nelle grandi imprese quotate in Borsa ogni sesso dev’essere rappresent­ato almeno per il 30% nel Consiglio d'amministra­zione e per il 20% nella direzione d’affari. In caso contrario, l’azienda deve informare sui motivi del mancato raggiungim­ento delle quote. Proposte di rinvio al Consiglio federale, che chiedevano uno snelliment­o del progetto o una sua suddivisio­ne, sono state chiarament­e respinte. La deliberazi­one di dettaglio verrà proseguita in una delle prossime sedute. Il dossier dovrebbe essere sottoposto agli Stati entro la sessione invernale. ATS

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