Il mercato iraniano è una chimera
Le sanzioni statunitensi creano molta incertezza tra le imprese svizzere
A pochi giorni dalla visita in Svizzera del presidente Hassan Rohani, le imprese elvetiche attive in Iran si trovano davanti a un dilemma: proseguire i contatti commerciali col Paese asiatico, oppure ritirarsi da un mercato promettente per paura di venir esclusi da quello americano, dopo la decisione di Washington di ritirarsi dall’accordo sul nucleare con Teheran. Insomma, l’entusiasmo dell’imprenditore e consigliere nazionale vodese Claude Béglé (Ppd) di ritorno dall’Iran nel 2016 dopo la fine delle sanzioni si è sgonfiato. Il mercato iraniano con oltre 80 milioni di consumatori prometteva bene. Nel marzo scorso, la responsabile delle relazioni economiche bilaterali in seno alla Seco, Livia Leu, parlava ancora di tendenza positiva nelle relazioni commerciali Svizzera-Iran. Oggi, tutto è cambiato: le imprese che intendono fare affari con questo Paese rischiano di finire nella morsa delle sanzioni statunitensi. Un dilemma per tutte quelle società con relazioni estese, meno per quelle imprese attive su mercati di nicchia e che non hanno rapporti con lo “zio Sam”. La maggior parte delle società dovrebbe però reagire con prudenza, ritirandosi magari provvisoriamente da un mercato diventato una mina vagante. Stadler Rail, per esempio, è in stand-by: il costruttore turgoviese di treni aveva partecipato a una commessa pubblica per la fabbricazione di convogli per un ammontare di 1,3 miliardi di franchi. In febbraio, ha indicato a Keystone-Ats la segretaria generale dell’impresa, Marina Winder, Stadler Rail aveva firmato una dichiarazione d’intenti. Oggi i negoziati col committente sono sospesi. È necessario studiare in che misura un eventuale contratto con Teheran sia toccato dalle sanzioni americane. Dopo il tracollo in seguito all’embargo, dal 2013 l’export elvetico verso l’Iran è in continua progressione. Da 330 milioni di franchi si è saliti a quasi 534 milioni nel 2017, senza tenere conto del mercato dell’oro e dei metalli preziosi, stando alle cifre del mercato estero. Secondo l’Amministrazione federale delle dogane, la Svizzera esporta principalmente prodotti chimico-farmaceutici, macchine, orologi, apparecchi e strumenti di precisione.