La spesa del vicino è sempre…
In discussione una riduzione, o l’abolizione, della franchigia sull’Iva (che costa allo Stato oltre 600 milioni) e i prezzi elevati del mercato interno
Berna – Il turismo degli acquisti e le possibili strategie per combatterlo continuano ad occupare la politica svizzera a più livelli. Mercoledì scorso il Gran Consiglio turgoviese ha approvato una iniziativa cantonale, destinata alle Camere federali, che chiede di abolire la franchigia di 300 franchi per l’Iva sulle merci importate. In precedenza si erano mossi San Gallo e Basilea Città. Non possiamo impedire il turismo degli acquisti, ma non bisogna per questo incoraggiarlo con una disuguaglianza fiscale, hanno affermato alcuni granconsiglieri turgoviesi. Chi fa spesa all’estero non è infatti tenuto a pagare l’Iva per acquisti fino a 300 franchi. Lo scorso dicembre era stato San Gallo a depositare una iniziativa cantonale simile che chiede di modificare le basi legali affinché per ogni acquisto effettuato fuori dal confine nazionale per il quale è previsto il rimborso dell’Iva estera si debba pagare quella svizzera. Per San Gallo si tratta di correggere una ingiustizia nei confronti di coloro che acquistano unicamente in Svizzera e che devono quindi pagare l’imposta sul valore aggiunto per tutti gli acquisti effettuati. Ciò comporta per l’ente pubblico una perdita di entrate fiscali comprese tra 600 milioni e un miliardo di franchi. Secondo uno studio del Credit Suisse, gli svizzeri spendono infatti ogni anno circa 10 miliardi di franchi all’estero. Tale cifra corrisponde a circa il 10% del fatturato totale del commercio al dettaglio elvetico. Quasi la metà di questi acquisti è effettuata su internet. Nel maggio dello scorso anno il Consiglio federale aveva però respinto l’eventualità di ridurre la franchigia sull’Iva. Studi hanno dimostrato che il turismo degli acquisti non è dovuto all’ammontare della franchigia ma al franco forte, alle differenze di prezzo con l’estero e agli orari d’apertura dei negozi in parte più attrattivi, aveva sottolineato l’esecutivo. Un abbassamento della franchigia a 50 franchi, ad esempio, non avrebbe un impatto significativo sul comportamento dei consumatori e non avrebbe un effetto deterrente. Inoltre, una diminuzione della franchigia causerebbe un aumento del numero di procedure di sdoganamento, cosa che genererebbe un carico di lavoro sproporzionato con conseguenti costi elevati, aveva sostenuto il governo. La soluzione potrebbe quindi venire dall’iniziativa basilese, depositata in marzo, che vuole lottare contro l’isola dai prezzi elevati. Il testo prende esplicitamente di mira i cosiddetti “supplementi Svizzera”. I clienti elvetici – che siano essi privati, imprese o istituzioni pubbliche – devono poter acquistare prodotti agli stessi prezzi di quelli praticati all’estero.