L’arte extralarge entra nel Sasso
L’ideatore, l’artista zurighese Tullio Zanovello, ha ripreso la tecnica medievale del trittico per elaborare un grande marchingegno che in una delle grotte offre al pubblico una rappresentazione di 20 minuti
Ha sempre guardato al San Gottardo con un sentimento di «sacro timore», perché ogni volta che vi transitava da giovane il massiccio rappresentava per lui il confine fra la sua vita quotidiana Oltralpe, figlio di emigranti italiani cresciuto in Svizzera, e le ferie estive nel «paese dei morti», quel suo paese d’origine la cui arida vegetazione era bruciata dal sole, l’acqua potabile risultava salata e nel cimitero riposava il nonno con inciso sulla lapide il suo stesso nome. «Divenni un frontaliere pendolante fra il mondo dei vivi e quello dei morti». Ora proprio in cima al Passo, in una delle grandi caverne presenti nel museo Sasso San Gottardo, luogo simbolo di difesa militare nazionale lungo la Via delle genti, l’artista zurighese Tullio Zanovello – una vasta attività realizzativa ed espositiva alle spalle – ha concepito un’opera artistica d’importanza nazionale. L’installazione è stata inaugurata sabato alla presenza di un folto pubblico e di politici. Larga 7 metri e alta 4 e mezzo, pesante quasi una tonnellata e mezza, s’intitola “Marchingegno artistico Gottardo - Il Ridotto”. In 20 minuti, tanto dura la ‘performance’, offre al pubblico una visione innovativa della catena montuosa elvetica. Con immagini accompagnate da una musica corale composta appositamente dall’artista, presenta l’anima del Gottardo. Il marchingegno racconta infatti la storia del Massiccio e la leggenda del Ponte del Diavolo. La leggenda più famosa della Svizzera, ricordiamo, narra come il diavolo abbia aiutato gli abitanti di Uri a costruire un ponte in cambio di un’anima umana; ma essi lo ricompensarono con un caprone, scatenando la sua ira. L’artista sviluppa la leggenda, partendo dalla riflessione secondo cui «anche l’astuzia ha il suo prezzo». Durante la realizzazione gli è inoltre risultato chiaro il parallelismo fra gli immigrati italiani e lo storico popolo di Uri: «Entrambi devono dare una risposta alla domanda: cosa siamo pronti a pagare per realizzare i nostri sogni?».
Dal Medioevo a oggi
Tramite sette pannelli e la musica – registrata dalla Sing-Akademie di Zurigo, coro partner della Tonhalle-Orchester di Zurigo, dell’Orchestra da camera di Berna diretta da Florian Helgath – l’installazione offre uno spettacolo «ineguagliabile, commovente e umano». Suddivisa in più parti e pitturata al suo interno e all’esterno, l’installazione si apre svelando la storia al pubblico. Il
trittico scelto da Zanovello è una forma pittorica risalente al Medioevo: in passato queste opere servivano a trasmettere alla popolazione il messaggio cristiano di salvezza. I trittici venivano aperti nei giorni di festa con musica e canti gioiosi. L’artista riprende questa forma d’arte rinnovandola non solo nei
suoi contenuti, ma anche a livello estetico. «Non voglio diffondere certezze, ma affrontare le incertezze e le fragilità della vita umana: il conflitto fra tradizione e modernità, tra ego e società, tra aspirazione e realtà». L’artista ha trasformato una vecchia tradizione in una nuova forma d’arte.
Al vernissage erano presenti fra gli altri il consigliere agli Stati Filippo Lombardi, che ha introdotto l’artista, il consigliere di Stato Norman Gobbi, mentre dal Canton Uri sono giunti il consigliere agli Stati Joseph Dittli e il consigliere di Stato Beat Jörg. Info per le visite
www.sasso-sangottardo.ch.