L’Aso mette al bando Froome la presenza al TdF appesa a un filo
Chris Froome non prenderà parte al Tour de France che scatterà sabato 7 luglio dalla Vandea. Gli organizzatori lo ritengono persona non grata. È quanto annuncia, nella sua edizione domenicale ‘Le Monde’, notizia peraltro confermata all’Afp da una fonte vicina al dossier (nessun commento, per contro, dall’Aso). Ma a meno di una settimana dal via, il quattro volte vincitore della Grande Boucle ancora non conosce la sua sorte: il futuro del britannico dipende dalla decisione della Camera arbitrale dello sport (Cas) del Comitato olimpico francese (tre giudici, uno scelto da Sky, l’altro da Aso e il terzo dal Comitato olimpico) che si riunirà domani ed emetterà un verdetto mercoledì. La ricusazione da parte degli organizzatori potrebbe privare Froome della possibilità di diventare il primo ciclista dal 1998 a conseguire la doppietta GiroTour. In effetti, lo scorso mese di maggio il britannico si era aggiudicato la corsa rosa, i cui organizzatori, regolamento alla mano, avevano deciso di lasciar partire il britannico. In effetti, Froome avrebbe tutto il diritto di gareggiare, in quanto il regolamento lo consente, sulla base della sostanza (salbutamolo) trovata in dosi eccessive nel controllo effettuato lo scorso settembre durante la Vuelta a España, sostanza che non comporta l’immediata sospensione. D’altro canto, l’Aso ha
il potere di rifiutare la presenza di una squadra o di corridori singoli la cui partecipazione potrebbe arrecare discredito alla stessa Aso o alla Grande Boucle. L’articolo 29 del regolamento del Tour de France in passato era stato applicato tre volte e in tutti e tre i casi gli organizzatori erano stati smentiti dagli organi superiori (1999 Uci, 2006 Tas, 2009 Cas). A questo punto, la presenza di Froome sulle strade di Francia comporterebbe pure un aspetto non indifferente legato alla sicurezza. Il ciclismo è una disciplina che si svolge sulle strade e, per quanto di norma gli spettatori rappresentino un’isola felice nel mare sempre più burrascoso del tifo sportivo, diventerebbe difficile garantire la sicurezza del britannico lungo i 3’300 km del percorso. Già nel 2015, in occasione della tappa di Mende, Froome aveva affermato di essere stato spruzzato con dell’urina. Dopo i molti (troppi) imbrogli che hanno stravolto le classifiche finali del Tour de France (basti pensare ai casi di Armstrong e Contador), il fatto di ritrovarsi in corsa un atleta che in caso di successiva squalifica andrebbe a creare l’ennesimo buco nell’albo d’oro della corsa più importante del mondo, finirebbe inevitabilmente per surriscaldare gli animi di quel pugno di incoscienti in grado anche di causare gravi incidenti.