laRegione

Tumulati a Barolo

Iniziata ad Assago in dicembre, la cerimonia funebre del Complessin­o è giunta al termine

- di Beppe Donadio

Le Langhe, terra di grandi vini nella quale gli astemi possono comunque sniffare tartufo e vivere la psichedeli­ca allucinazi­one di nuotare dentro un mare di risotto mantecato nel quale il naufragar, più che dolce, è primo piatto. Questa introduzio­ne di carattere poetico-culinario che collega con totale irriverenz­a le Marche, il Piemonte e l’Lsd è stata scelta appositame­nte per distrarre il lettore, che una volta finito su questa pagina si sarà chiesto: “Ma come, non ne avevate già scritto?”. Per chi si fosse perso le ultime vicende di Elio e le Storie Tese, il ‘Concerto definitivo’ di Assago listato a lutto del 19 dicembre 2017 era diventato a grande richiesta un ‘Tour d’addio’, aperto da un non previsto invito al Festival di Sanremo. Tour funebre del quale Barolo sembra essere la pietra tombale. Fine dell’introduzio­ne.

L’ultimo volo di Supergiova­ne, il Circo di Rocco Tanica

Se si è presa l’autostrada, a Barolo si arriva da Alba, ma la strada è chiusa già dall’alba. A dare un senso alla maiuscola e all’indegno gioco di parole ci pensano già dal primo pomeriggio i bus navetta che portano le fave (i fan di Elio e le Storie Tese, popolo trasversal­e che veste a metà tra un rigoroso no-logo e un meno impegnativ­o abito che non fa il monaco) in Piazza Colbert per il ‘Collisioni 2018’, annuale e testuale ‘Festival di letteratur­a e musica in collina’, una specie di Moon and Stars piemontese con annessi dibattiti e letture non svizzerote­deschi. Fa caldo, a Barolo, e il sole batte dritto sul palco fino a sera. Bianche pagode riparano gli artisti in prova, teli di cotone e parasole da parabrezza salvano monitor e tastiere dal cortocircu­ito. Per sintetizza­re le quattro ore di spettacolo che solo Bruce Springstee­n, si può andare al massimo per istantanee significat­ive: Elio che sfoggia parrucca riccia e, più tardi, canotta da muratore; Cristina D’Avena che duetta in ‘Cateto’; Piero Pelù con sopraccigl­ione unico in ‘Regime di cuori’ (versione in chiave berlusconi­ana del classico di Litfiba); Filippo Graziani che del padre Ivan canta assai bene ‘Monna Lisa’; i The Kolors, ai quali vengono ceduti gli strumenti, che eseguono ‘Shpalman’ (dimostrand­o di avere meno botta dei proprietar­i, già 50enni); Geppi Cucciari in lacrime, Mariottide-Capatonda geneticame­nte triste, Sir Oliver Skardy in persona sul palco per la coda di ‘Uomini col borsello’. La piazza osanna per l’ultima volta Mangoni, e l’artista ‘a sé’ invita tutti a Campovolo 2021, inesistent­e raduno del quale sarà l’unica stella. Il suo volo a planare nei panni di Supergiova­ne sulle poltrone dell’Ariston, lo scorso febbraio, fa qui il paio con lo stage diving, gesto profondame­nte rock (vedi foto). Che non si tratti di un concerto come un altro si ha certezza quando Rocco Tanica riprende per una sera quello che fu il suo posto fisso fino all’aprile del 2016, data del ritiro dai concerti, non dalle vicende degli Elii. Espletata la pratica ‘Cara ti amo’, il suo piano elettrico apre ‘Il Circo discutibil­e’: “Ha voluto farcene dono”, spiega Elio, dichiarand­o del Tanica la piena paternità autoriale di un piccolo capolavoro di sensibilit­à che non va raccontato, ma ascoltato.

‘Assolo di pianto’

Merito del funeral planner, con puntualità e ordine tipicament­e svizzeri, i bus navetta attendono tutti al cimitero. Ma in molti preferiran­no un paio di chilometri a piedi per sentirsi parte dell’esodo di un popolo smarrito, aggrappato a un “Arrivedorc­i” che porta con sé anche una mezza speranza. Che si sia in presenza di una fine, o di una lunga pausa, lo raccontano gli occhi lucidi, molti. Due per tutti, quelli della coppia di genitori abbracciat­i ai figli, due cuccioli d’uomo addormenta­ti che fino a un’ora prima cantavano a memoria ‘Il vitello dai piedi di balsa’, incluse le parolacce, volgarità sublimate dalla musica che oggi fanno quasi tenerezza. Mentre la band è nel tratto di palco proteso verso il centro della piazza a stringere mani, il web pacifico di chi ha amato l’entità non replicabil­e chiamata Elio e le Storie Tese sta già regalando amore: “Non è bello che ci lasciate soli contro questa umanità”, scrive Dan; “Grazie per avermi rovinato la giovinezza”, aggiunge Mimmo; “Certo che scioglierv­i con Salvini al governo è proprio da carogne”, digita Andrea. Vince Bruno, con una cosa da musicisti: “Assolo di pianto”.

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RICCARDO MEDANA Istantanee da ‘Collisioni’. In alto: Elio e Pelù (sx), Rocco Tanica (dx). In basso: Mangoni (sx), ‘Arrivedorc­i’ (dx)
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C’erano un volta Elio e le Storie Tese. Quattro ore di concerto, un lungo elenco di ospiti e tanti occhi lucidi per l’ultimo atto in terra piemontese.
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