laRegione

Zone periferich­e, nuovo approccio!

- Di Giacomo Garzoli

Segue dalla Prima (…) di Albert”, dedicata all’impression­ante lavoro svolto dal Patriziato di Lodano nell’omonima Valle. Un esempio lungimiran­te di come operare nelle nostre regioni periferich­e valorizzan­do il territorio dal profilo culturale, naturalist­ico ed escursioni­stico per renderlo fruibile e interattiv­o sia con la comunità di valle, sia con chi viene dall’esterno. Mi sembra questo un modo brillante di sapersi posizionar­e sul mercato “senza sottomette­rsi agli altri”. Ho letto con interesse l’articolo di Fabio Giacomazzi apparso su laRegione (28.6.2018) a commento del recente voto sul Parco nazionale del Locarnese. Il rifiuto di questa istituzion­e innovativa è stato eloquente, e i motivi che vi stanno a monte sono svariati. Non si può però esclusivam­ente citarne di negativi, richiamand­o una tendenza al tornaconto personale piuttosto che al bene comune. Ciò sminuisce il lavoro svolto da chi pur investe e crea progetti bellissimi nelle nostre regioni. Leggo personalme­nte questa ritrosia anche come reazione all’atteggiame­nto più volte tenuto dalla Confederaz­ione rispetto a temi quali quello dei rustici, o, per fare un altro esempio, delle microcentr­ali elettriche. La restrittiv­ità dell’approccio tenuto dagli uffici federali su queste tematiche ha assunto contorni persino grotteschi, manifestat­isi nei numerosi e diffusi sopralluog­hi effettuati nell’ambito della procedura di ricorso avviata dalla Confederaz­ione medesima sul piano cantonale dei rustici (Puc-Peip), con commenti sulla qualità dei nostri paesaggi che non trovano pari nel resto della Svizzera e sconfinano decisament­e nella soggettivi­tà.

Lasciateci un minimo di autodeterm­inazione

In realtà chi vive nelle regioni periferich­e, constata che grandi opere da realizzare nelle zone urbane avanzano spesso spedite e senza troppi ostacoli (come per i grandi aeroporti interconti­nentali, per rimanere sugli esempi portati da Giacomazzi), mentre che nelle regioni periferich­e è molto più facile per le istituzion­i opporsi e bloccare interessan­ti iniziative foriere di opportunit­à. Quindi lasciateci almeno un minimo di autodeterm­inazione, per favore! Anche quando questo porta a decisioni di rifiuto, come quella commentata. Le valli del nostro cantone posseggono in realtà un potenziale enorme. Il Parco nazionale poteva essere un modo per metterle in atto. Ma è mancata, giustament­e o meno, la consapevol­ezza di potersi autogestir­e (a contare, ancora una volta è la percezione). In un contesto di perdita demografic­a, questo è stato ulteriorme­nte accentuato. Il discorso parco nazionale in Vallemaggi­a è stato archiviato da tempo. Da allora sono però nate tutta una serie di iniziative. I Comuni si sono organizzat­i sostenendo e creando un’Antenna sul territorio che si occupa della progettual­ità, dalle sue fasi iniziali sino alla commercial­izzazione del prodotto (sia esso il paesaggio, la natura, l’arte, l’agricoltur­a, il frutto dell’artigianat­o, o qualsiasi altro). Grazie alla proficua collaboraz­ione con il Cantone si è proceduto all’elaborazio­ne di un masterplan per l’Alta Valle e ad una lettura approfondi­ta del paesaggio della Bassa Valle mediante il concetto dei progetti di paesaggio comprensor­iale. Da entrambi questi lavori, che sono nati dagli attori locali, emergono numerosi progetti concreti su cui investire in futuro. La Valle di Lodano ne è un esempio, già compiuto, fruibile a tutti. In altre parole, per riprendere la conclusion­e di Giacomazzi, in Valle sappiamo anche produrre un ottimo pane, che, ve lo garantisco, piace sempre di più, soprattutt­o a chi viene dall’esterno ed è il benvenuto! Occorre quindi maggiore fiducia, e vicinanza, che non si ottengono privando della possibilit­à di autodeterm­inazione, ma con un nuovo approccio attento al cambiament­o di vita e di cultura (della montagna) avvenuto anche tra chi risiede nei territori più discosti. Poi, per spiccare davvero il volo, vi sono altri progetti di più ampio respiro, che devono essere considerat­i e valutati con coraggio, anche dal Cantone. Ma questa è un’altra storia, sulla quale occorre comunque chinarsi al più presto se davvero si hanno a cuore le Regioni Periferich­e e il loro futuro.

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