Zone periferiche, nuovo approccio!
Segue dalla Prima (…) di Albert”, dedicata all’impressionante lavoro svolto dal Patriziato di Lodano nell’omonima Valle. Un esempio lungimirante di come operare nelle nostre regioni periferiche valorizzando il territorio dal profilo culturale, naturalistico ed escursionistico per renderlo fruibile e interattivo sia con la comunità di valle, sia con chi viene dall’esterno. Mi sembra questo un modo brillante di sapersi posizionare sul mercato “senza sottomettersi agli altri”. Ho letto con interesse l’articolo di Fabio Giacomazzi apparso su laRegione (28.6.2018) a commento del recente voto sul Parco nazionale del Locarnese. Il rifiuto di questa istituzione innovativa è stato eloquente, e i motivi che vi stanno a monte sono svariati. Non si può però esclusivamente citarne di negativi, richiamando una tendenza al tornaconto personale piuttosto che al bene comune. Ciò sminuisce il lavoro svolto da chi pur investe e crea progetti bellissimi nelle nostre regioni. Leggo personalmente questa ritrosia anche come reazione all’atteggiamento più volte tenuto dalla Confederazione rispetto a temi quali quello dei rustici, o, per fare un altro esempio, delle microcentrali elettriche. La restrittività dell’approccio tenuto dagli uffici federali su queste tematiche ha assunto contorni persino grotteschi, manifestatisi nei numerosi e diffusi sopralluoghi effettuati nell’ambito della procedura di ricorso avviata dalla Confederazione medesima sul piano cantonale dei rustici (Puc-Peip), con commenti sulla qualità dei nostri paesaggi che non trovano pari nel resto della Svizzera e sconfinano decisamente nella soggettività.
Lasciateci un minimo di autodeterminazione
In realtà chi vive nelle regioni periferiche, constata che grandi opere da realizzare nelle zone urbane avanzano spesso spedite e senza troppi ostacoli (come per i grandi aeroporti intercontinentali, per rimanere sugli esempi portati da Giacomazzi), mentre che nelle regioni periferiche è molto più facile per le istituzioni opporsi e bloccare interessanti iniziative foriere di opportunità. Quindi lasciateci almeno un minimo di autodeterminazione, per favore! Anche quando questo porta a decisioni di rifiuto, come quella commentata. Le valli del nostro cantone posseggono in realtà un potenziale enorme. Il Parco nazionale poteva essere un modo per metterle in atto. Ma è mancata, giustamente o meno, la consapevolezza di potersi autogestire (a contare, ancora una volta è la percezione). In un contesto di perdita demografica, questo è stato ulteriormente accentuato. Il discorso parco nazionale in Vallemaggia è stato archiviato da tempo. Da allora sono però nate tutta una serie di iniziative. I Comuni si sono organizzati sostenendo e creando un’Antenna sul territorio che si occupa della progettualità, dalle sue fasi iniziali sino alla commercializzazione del prodotto (sia esso il paesaggio, la natura, l’arte, l’agricoltura, il frutto dell’artigianato, o qualsiasi altro). Grazie alla proficua collaborazione con il Cantone si è proceduto all’elaborazione di un masterplan per l’Alta Valle e ad una lettura approfondita del paesaggio della Bassa Valle mediante il concetto dei progetti di paesaggio comprensoriale. Da entrambi questi lavori, che sono nati dagli attori locali, emergono numerosi progetti concreti su cui investire in futuro. La Valle di Lodano ne è un esempio, già compiuto, fruibile a tutti. In altre parole, per riprendere la conclusione di Giacomazzi, in Valle sappiamo anche produrre un ottimo pane, che, ve lo garantisco, piace sempre di più, soprattutto a chi viene dall’esterno ed è il benvenuto! Occorre quindi maggiore fiducia, e vicinanza, che non si ottengono privando della possibilità di autodeterminazione, ma con un nuovo approccio attento al cambiamento di vita e di cultura (della montagna) avvenuto anche tra chi risiede nei territori più discosti. Poi, per spiccare davvero il volo, vi sono altri progetti di più ampio respiro, che devono essere considerati e valutati con coraggio, anche dal Cantone. Ma questa è un’altra storia, sulla quale occorre comunque chinarsi al più presto se davvero si hanno a cuore le Regioni Periferiche e il loro futuro.