Tratta di esseri umani, 17 arresti
Sgominate due associazioni a delinquere attive tra Svizzera, Italia e Kosovo
La notte scorsa sono stati effettuati 17 arresti tra Svizzera, Italia e Kosovo. Le persone fermate sono appartenenti a due associazioni a delinquere che agivano fra Palermo, Como, Milano, Trieste e Lucerna. In provincia di Como sono stati arrestati due fratelli il cui compito era quello di portare in Ticino migranti provenienti dalla rotta balcanica. Questo è quanto emerso dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Palermo, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dai pubblici ministeri Geri Ferrara e Giorgia Spiri. Dalle indagini si è scoperto anche che, a vario titolo, gli arrestati avrebbero avuto contatti con Cosa Nostra – contatti più che intensi, visto che all’organizzazione mafiosa vendevano armi – e con il gruppo paramilitare albanese ‘‘Nuovo Ucjk’’ legato ad ambienti jihadisti. A portare i profughi in Svizzera, passando dal Ticino, oltre ai due fratelli residenti nella fascia di confine c’erano anche quattro kosovari, fra cui una donna. A capo di questo troncone figurava un ex comandante del gruppo paramilitare albanese, il cui compito era quello di reclutare migranti. Grazie ai protocolli di cooperazione internazionale con le Polizie cantonali ticinese e di Lucerna (destinazione finale dei migranti), e grazie anche al Nucleo informativo di Venezia, i carabinieri di Palermo sono riusciti a documentare due episodi che hanno avuto luogo entrambi lo scorso anno: complessivamente, sono stati una dozzina i migranti traghettati dal Kosovo sino in Svizzera. Settemila euro, stando agli inquirenti, il salatissimo prezzo del biglietto del viaggio della speranza, che si è però fermato prima di arrivare a destinazione. L'inchiesta, sulla quale i particolari sono ancora scarsi, è incominciata sette mesi fa con l'arresto di un macedone di ritorno dal Kosovo. Il materiale sequestrato all’uomo (cellulari e pc) ha consentito agli inquirenti di scoprire un traffico di armi – kalashnikov e bombe –, il riciclaggio di diamanti, oro e banconote rubate ai bancomat sia in Italia, sia all’estero, Svizzera compresa, e rapine. Un secondo troncone dell’associazione a delinquere, infine, oltre al macedone arrestato, faceva capo a un capomafia catanese.