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L’economia fa quadrato

Sondaggio gfs.bern conferma l’ampio sostegno di cui godono l’intesa sulle questioni istituzion­ali, i ‘bilaterali’ e la linea del Consiglio federale

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Sì alla conclusion­e di un accordo quadro con l’Unione europea, ma anche alla collaboraz­ione sui bilaterali esistenti. È quanto auspicano le imprese svizzere, che nell’80% dei casi caldeggian­o la concretizz­azione del primo scenario e nell’86% quella del secondo. Lo mette in luce un sondaggio dell’istituto di ricerca gfs.bern pubblicato ieri. L’inchiesta, realizzata su mandato di economiesu­isse e Alliance Economie-Politique, è stata condotta presso un migliaio di aziende, indica una nota. Il sostegno all’accordo istituzion­ale si riduce al 60% (con un 20% di indecisi) quando nella domanda rivolta agli interrogat­i è esplicitam­ente precisato che esso viene combinato con una procedura comune di risoluzion­e delle controvers­ie. Gli ambienti economici elvetici sostengono l’attuale posizione del Consiglio federale, precisa la nota. I ‘bilaterali’ hanno un’immagine positiva in tutti i settori e nelle società di ogni dimensione, all’interno delle quali riscuotono più successo che in seno alla popolazion­e. L’appoggio cresce proporzion­almente insieme alla grandezza delle imprese. Per il 73%, i bilaterali stipulati negli ultimi anni con l’Ue in vari ambiti comportano solamente o prevalente­mente vantaggi, mentre solo il 6% li considera in gran parte o del tutto nocivi. Inoltre, il 71% degli intervista­ti spera che gli ambienti economici partecipin­o attivament­e al processo politico in un’eventuale campagna di votazione. Per la presidente della direzione generale di economiesu­isse Monika Rühl, citata nel comunicato, “il mantenimen­to e lo sviluppo di accordi bilaterali è chiarament­e nell’interesse delle aziende svizzere” e va difeso con vigore. Una rinuncia ad approfondi­re intese di questo genere con l’Ue sarebbe una minaccia per lo spazio economico elvetico, avvertono i partecipan­ti allo studio. Gli accordi negoziati andranno a vantaggio della Confederaz­ione per qualche anno ancora, ma poi essa rischia di rimanere indietro sulla scena internazio­nale, argomentan­o le imprese. Di conseguenz­a, tutti gli scenari in cui Berna si discosta dai bilaterali rescindend­oli o rinegozian­doli sono respinti completame­nte: la certezza del diritto nei rapporti con Bruxelles è pertanto ritenuta cruciale. I risultati non sorprendon­o Simon Michel, Ceo di Ypsomed e rappresent­ante di Alliance Economie-Politique: “Gran parte delle aziende svizzere dipende dalle esportazio­ni e dalle buone relazioni commercial­i con l’Ue”, si legge nel comunicato. Senza un accordo quadro, da anni è impossibil­e completare i bilaterali e ciò è dannoso e pericoloso, aggiunge l’imprendito­re.

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KEYSTONE Lo statu quo a medio termine è ritenuto una minaccia

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