Amico mio, eccoci in estate!
Complimenti, non mi ero accorto. Comunque, se ti fa piacere, traduciamola in novità, così possiamo tranquillamente dirci, senza tema di smentita, che abbiamo superato la primavera.
Ho capito, anche se questa tua abitudine – diciamolo pure – copiata da una certa politica, di criticare tutto e tutti è maledettamente fastidiosa. Ciò detto, col tuo permesso, vorrei fare un paio di auguri di buona estate, non a qualche singolo, ma così, in generale, insomma a chi sta in alto e a chi sta in basso, a chi comanda e a chi obbedisce, a chi suggerisce e a chi recita.
Va beh! Sentiamo.
Auguro che l’estate non faccia dimenticare: Alle forze politiche di continuare a fare il proprio lavoro senza continuamente ascoltare chi ha il vizio di chiedere, magari esigere, cosa vorrebbe fosse fatto. Ci sarà sempre un’eterna lotta, profondamente politica e forse anche umana, fra le logiche del desiderio e le esigenze della realtà. A chi “aspira”, che deve pagare il suo prezzo se vuol trovare il suo strumento di potere. E non farmi dire a chi… A chi non vuole rinunciare ad apparire, se proprio vuole, perseveri, almeno fino a che troverà qualcuno disposto a tollerarlo. A chi ha paura della solitudine, si ricordi che si può “crescere” e bene anche da soli senza sentirsi abbandonati o non voluti. A chi crede che ritrarre la mano da una stufa calda o piegare la testa per evitare un soffitto basso, sia pura paura, si ricordi che proteggersi è essenziale per la sopravvivenza, anche quella politica. A chi crede che tutti i consensi si possono ottenere il più liberamente possibile, si ricordi di evitare di ottenerli attraverso meccanismi più o meno sottili di pressioni che rappresentano spesso veri e propri ricatti. A chi privilegia le tasse nascoste, si ricordi che sempre tasse sono. A chi “costruisce” si ricordi di non dimenticare la “porta”. Senza, non si può uscire dall’interno e non si sa come cercare e varcare la soglia. A chi pensa di essere il proprietario dell’intelligenza si ricordi che è un valore aggiunto dell’evoluzione e non certo una nostra prerogativa.
Amico mio, adesso, col tuo di un permesso, una cosetta la voglio augurare – ricordare anch’io, ovviamente con l’aiuto del signor Nessuno: Anche se abbiamo l’impressione di essere il centro del mondo, questo resta anche il mondo degli altri.