L’uragano che non si placa
Da attaccante sottovalutato a bomber di caratura mondiale. L’ascesa poderosa di capitan Harry Kane.
È il capocannoniere del Mondiale con 5 reti. Un titolo (benché momentaneo) che riflette lo statuto di cannoniere assoluto di Harry Kane, centravanti di un’Inghilterra finalmente interessante, che nelle ultime quattro stagioni ha realizzato ben 152 reti, tra Tottenham, di cui è un’istituzione, e Nazionale, di cui è capitano. Giocatore e attaccante completo, sa segnare in ogni modo possibile ed entra spesso e volentieri nelle trame di gioco della squadra, della quale è un punto di riferimento costante. Ha solo 24 anni, ma ne ha già vissute tante, di esperienze, ‘Hurricane’ (l’uragano). Tra le disavventure di una carriera ormai lanciata, il provino fallito all’Arsenal da bambino (venne giudicato troppo basso, oggi misura 1m88, e troppo poco mobile), cui suo padre reagì rassicurandolo e garantendogli che avrebbero trovato un’altra squadra, a patto di continuare a lavorare sodo. Un consiglio che il piccolo Harry ha fatto suo, impostando tutta la carriera sulla cultura del lavoro. Al Tottenham approdò giovanissimo, grazie a una tripletta realizzata agli Speroni londinesi con la maglia del Watford. Alex Inglethorps, allora direttore dell’accademia degli Spurs, confidò di essere stato impressionato dal volume di lavoro e dalla mentalità di Kane, giudicato «un buon realizzatore con l’ossessione della finalizzazione».
L’esempio di Brady
La via della consacrazione, però, è lunga e tortuosa, e anche per il bomber inglese cresciuto a 15 minuti dal vecchio stadio di White Harte Lane, passa per gli anni nelle giovanili e i prestiti. Non ha ancora 20 anni e già ha giocato al Leyton Orient, al Millwall e al Norwich. Nella stagione 2012/13 indossa la maglia del Leicester, dove affianca un certo Jamie Vardy, artefice tre anni più tardi dell’incredibile titolo targato Claudio Ranieri (2016), oggi suo compagno di Nazionale. Deluso dall’ennesimo ‘parcheggio’, Harry medita di mandare tutto all’aria. Decisivi, per la svolta felice della sua carriera, furono il papà e... Tom Brady, il più grande quarterback della storia dell’Nfl. Schernito a cau-
sa di un fisico solo ordinario, 199ª scelta del draft (al sesto di sette turni), Brady trovò in quella scarsa considerazione la forza che gli ha permesso di vincere cinque volte il Super Bowl con i New England Patriots. Fu guardando un documentario sulla sua vita, che
Kane venne folgorato. «La sua storia mi ispirò – ha ammesso l’Uragano –. Brady credeva talmente tanto in se stesso... Ha lavorato e lavorato, come se fosse un’ossessione. Quel giorno, sul divano, a Leicester, è come se mi si fosse accesa una lampadina in testa».
Kane rifiutò un ennesimo prestito. Era deciso a farsi valere al Tottenham. «È come se avessi avuto il mio sogno da bambino lì, davanti a me, ma non fosse alla mia portata. Aspettavo che qualcuno me lo regalasse. La vita, però, non ti regala niente, dovevo andare a prendermelo».