Stage, sindacati in trincea
Inserimento professionale: le difficoltà nel prevenire situazioni potenzialmente abusive Unia: ‘È una erosione di diritti da combattere’. Syndicom: ‘Serve legge più restrittiva’.
Lo stage può diventare una forma di sfruttamento delle persone alla ricerca d’impiego, in particolare i giovani. L’ha dimostrato la nostra inchiesta sugli ‘stage infiniti’ (vedi edizione del 2 luglio), che ha posto lo sguardo su un fenomeno sempre più diffuso in Ticino. Fenomeno inquietante soprattutto quando questa pratica diventa un abuso in un certo modo tollerato – se non addirittura, involontariamente, favorito – dalle prassi seguite dagli stessi Uffici regionali di collocamento sulla base della legislazione in vigore (L-Rilocc). Che, lo ricordiamo, prevede tra la varie misure di rilancio dell’occupazione stage d’orientamento, stage di formazione, periodo di pratica professionale... E già la stessa terminologia ci avvicina a una ipotesi di contraddizione tra gli scopi del legislatore e la sua applicazione concreta. I consulenti degli Urc hanno il compito di aiutare le persone disoccupate a trovare un nuovo lavoro: questo è il loro mandato. Ma i funzionari hanno, pure loro, degli obiettivi quantitativi da raggiungere, misurati in termini di numero di persone reinserite e abbreviazione dei periodi di disoccupazione da parte degli assicurati. Ergo: in assoluta buona fede (partiamo da questo presupposto) i consulenti cercano di promuovere le assunzioni attraverso le misure definite dalla legge, creando di fatto gli estremi per delle situazioni potenzialmente abusive. Situazioni dove convergono – paradossalmente, appunto – il legittimo interesse del collocatore di fare bene il suo lavoro e l’interesse un po’ meno legittimo di talune aziende di approfittare di manodopera qualificata a costo zero – come dimostrano le testimonianze raccolte dalla nostra indagine –, messa a loro disposizione tramite i Servizi cantonali di collocamento (dunque con finanziamento pubblico). L’assenza di efficaci meccanismi interni di controllo, la pressione e la mole di lavoro a cui sono sottoposti i consulenti, nonché la dinamica intrinseca della burocrazia cantonale (moduli, procedure, persone, istanze) costituiscono l’insieme di elementi, sfortunatamente, in relazione a questa forma di precariato.
‘Sarà la sfida principale dei prossimi dieci anni’
Quello degli stage infiniti, e di conseguenza la questione del lavoro gratuito, «sarà la sfida principale con cui dovremo confrontarci nei prossimi dieci anni», rileva interpellato dalla ‘Regione’ Enrico Borelli, segretario di Unia Ticino. «Questa degli stage rappresenta l’ultima frontiera che è stata valicata in un contesto del mercato del lavoro che è sempre più precario e fuori controllo – insiste Borelli – e ci sono due aspetti che vanno ben definiti». Il primo, rileva il sindacalista di Unia, «è che le forme del lavoro gratuito prendono sempre più consistenza e vengono declinate in sempre più modi. Dall’altro lato, conseguenza del primo, c’è lo sfruttamento da parte del padronato dei neolaureati». Persone formate cui «viene offerto uno stage con salari oggettivamente indecorosi in cambio di una prestazione di lavoro che è assolutamente effettiva». Il problema di fondo per Borelli è questo. E «per fronteggiare questa erosione di diritti abbiamo promosso delle vertenze, ma dobbiamo intervenire anche cercando di sviluppare una visione d’insieme, cercando d’intercettare il maggior numero di casi possibile». In modo, conclude Borelli, «da tematizzare dal profilo sindacale la questione. Abbiamo già avuto degli scioperi contro la forma di lavoro gratuito, ma adesso vorremmo fare di più, censendo questi casi e mettendo in contatto tra loro i lavoratori. Cercando di sviluppare proposte collettive». Anche Marco Forte, responsabile regionale di syndicom, è allarmato. «Sul lavoro gratuito abbiamo già lanciato una petizione e siamo stati i primi a tematizzare la questione – ricorda Forte –, ma l’emergenza dei neolaureati che vengono rimpallati da uno stage all’altro va affrontata meglio». Syndicom «ha già avuto diversi casi in cui persone formate vengono impiegate come stagisti per risparmiare. È una pratica diffusa che alimenta dumping salariale e un danno a tutta la collettività». E, chiosa Forte, «lo Stato dovrebbe fare una legge più restrittiva, non solo mettere paletti superabili».