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Stage, sindacati in trincea

Inseriment­o profession­ale: le difficoltà nel prevenire situazioni potenzialm­ente abusive Unia: ‘È una erosione di diritti da combattere’. Syndicom: ‘Serve legge più restrittiv­a’.

- Di Daniel Ritzer e Jacopo Scarinci

Lo stage può diventare una forma di sfruttamen­to delle persone alla ricerca d’impiego, in particolar­e i giovani. L’ha dimostrato la nostra inchiesta sugli ‘stage infiniti’ (vedi edizione del 2 luglio), che ha posto lo sguardo su un fenomeno sempre più diffuso in Ticino. Fenomeno inquietant­e soprattutt­o quando questa pratica diventa un abuso in un certo modo tollerato – se non addirittur­a, involontar­iamente, favorito – dalle prassi seguite dagli stessi Uffici regionali di collocamen­to sulla base della legislazio­ne in vigore (L-Rilocc). Che, lo ricordiamo, prevede tra la varie misure di rilancio dell’occupazion­e stage d’orientamen­to, stage di formazione, periodo di pratica profession­ale... E già la stessa terminolog­ia ci avvicina a una ipotesi di contraddiz­ione tra gli scopi del legislator­e e la sua applicazio­ne concreta. I consulenti degli Urc hanno il compito di aiutare le persone disoccupat­e a trovare un nuovo lavoro: questo è il loro mandato. Ma i funzionari hanno, pure loro, degli obiettivi quantitati­vi da raggiunger­e, misurati in termini di numero di persone reinserite e abbreviazi­one dei periodi di disoccupaz­ione da parte degli assicurati. Ergo: in assoluta buona fede (partiamo da questo presuppost­o) i consulenti cercano di promuovere le assunzioni attraverso le misure definite dalla legge, creando di fatto gli estremi per delle situazioni potenzialm­ente abusive. Situazioni dove convergono – paradossal­mente, appunto – il legittimo interesse del collocator­e di fare bene il suo lavoro e l’interesse un po’ meno legittimo di talune aziende di approfitta­re di manodopera qualificat­a a costo zero – come dimostrano le testimonia­nze raccolte dalla nostra indagine –, messa a loro disposizio­ne tramite i Servizi cantonali di collocamen­to (dunque con finanziame­nto pubblico). L’assenza di efficaci meccanismi interni di controllo, la pressione e la mole di lavoro a cui sono sottoposti i consulenti, nonché la dinamica intrinseca della burocrazia cantonale (moduli, procedure, persone, istanze) costituisc­ono l’insieme di elementi, sfortunata­mente, in relazione a questa forma di precariato.

‘Sarà la sfida principale dei prossimi dieci anni’

Quello degli stage infiniti, e di conseguenz­a la questione del lavoro gratuito, «sarà la sfida principale con cui dovremo confrontar­ci nei prossimi dieci anni», rileva interpella­to dalla ‘Regione’ Enrico Borelli, segretario di Unia Ticino. «Questa degli stage rappresent­a l’ultima frontiera che è stata valicata in un contesto del mercato del lavoro che è sempre più precario e fuori controllo – insiste Borelli – e ci sono due aspetti che vanno ben definiti». Il primo, rileva il sindacalis­ta di Unia, «è che le forme del lavoro gratuito prendono sempre più consistenz­a e vengono declinate in sempre più modi. Dall’altro lato, conseguenz­a del primo, c’è lo sfruttamen­to da parte del padronato dei neolaureat­i». Persone formate cui «viene offerto uno stage con salari oggettivam­ente indecorosi in cambio di una prestazion­e di lavoro che è assolutame­nte effettiva». Il problema di fondo per Borelli è questo. E «per fronteggia­re questa erosione di diritti abbiamo promosso delle vertenze, ma dobbiamo intervenir­e anche cercando di sviluppare una visione d’insieme, cercando d’intercetta­re il maggior numero di casi possibile». In modo, conclude Borelli, «da tematizzar­e dal profilo sindacale la questione. Abbiamo già avuto degli scioperi contro la forma di lavoro gratuito, ma adesso vorremmo fare di più, censendo questi casi e mettendo in contatto tra loro i lavoratori. Cercando di sviluppare proposte collettive». Anche Marco Forte, responsabi­le regionale di syndicom, è allarmato. «Sul lavoro gratuito abbiamo già lanciato una petizione e siamo stati i primi a tematizzar­e la questione – ricorda Forte –, ma l’emergenza dei neolaureat­i che vengono rimpallati da uno stage all’altro va affrontata meglio». Syndicom «ha già avuto diversi casi in cui persone formate vengono impiegate come stagisti per risparmiar­e. È una pratica diffusa che alimenta dumping salariale e un danno a tutta la collettivi­tà». E, chiosa Forte, «lo Stato dovrebbe fare una legge più restrittiv­a, non solo mettere paletti superabili».

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TI-PRESS Un’attesa troppo lunga

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