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Fino all’ultimo euro

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Roma – “Ovunque venga rinvenuta e presso chiunque” qualsiasi somma di denaro riferibile alla Lega Nord – su conti bancari, libretti, depositi – deve essere sequestrat­a fino a raggiunger­e 49 milioni di euro, il provento della truffa allo Stato per la quale è stato condannato in primo grado l’ex leader leghista Umberto Bossi. Lo ha ordinato la Corte di Cassazione nelle motivazion­i che accolgono il ricorso del pm di Genova contro Matteo Salvini, contrario ai sequestri a “tappeto”.

Il nuovo capo della Lega e ministro dell’Interno aveva appena avuto il tempo di farsi fotografar­e a bagnomaria in una piscina sequestrat­a alla mafia, quando dalla Cassazione è arrivata la tegola che poteva mandarlo a fondo.

Finora sono stati bloccati un milione e mezzo di euro: complessiv­amente ne sono stati trovati tre milioni e 150mila. A 49 ne mancano ancora un sacco. Scontata la reazione della Lega: «Quei soldi non ci sono – ha detto Salvini –, posso fare una colletta, ma è un processo politico». Mentre Giulio Centemero, tesoriere del Carroccio, ha difeso la “trasparenz­a e onestà”, dei bilanci del partito, “da anni certificat­i da società esterne”. Sorvolando, per forza di cose, sui diamanti, i fallimenti bancari, l’acquisto di lauree per le trote di casa eccetera. Ma già, la colpa era di Bossi, che Salvini tra poco dirà di non aver mai conosciuto... Altrettant­o scontata la prontezza con cui sul boccone si è gettato ciò che resta del Partito democratic­o. “Caro Luigi Di Maio – ha scritto su Twitter il presidente Matteo Orfini –, è un problema per il M5s o non fa niente? Una volta urlavi onestà”. Secondo ‘L’Espresso’, da dicembre 2013, quando Salvini prese il posto di Maroni, a maggio 2014, il patrimonio della Lega è crollato da 14,2 milioni a 6,6 milioni: spaRequisi­to riti anche quelli?

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