In tre aziende su quattro solo due le giornate dedicate all’apprendimento
Con il sondaggio realizzato nel 2017 presso le aziende affiliate, Aiti, Ameti e Swissmem volevano verificare la situazione riguardo alla formazione nell’industria. Hanno risposto circa il 20% delle 500 aziende interpellate. Il campione è comunque molto rappresentativo, poiché le aziende che hanno risposto, essendo generalmente di medie e grandi dimensioni, occupano circa il 50% della forza lavoro nell’industria ticinese (15mila su 30mila lavoratori totali).
Uno degli aspetti che emerge dall’indagine è la complessità del settore industriale. Infatti alla domanda “in quale settore opera la sua azienda?”, il 43,5% degli interpellati ha selezionato la risposta “altro”, nonostante le possibilità selezionabili fossero 12 (tra cui elettricità, metalmeccanica e trasporti pubblici). Sono perciò comprensibili le difficoltà nel proporre misure formative che rispondano ai bisogni specifici dei vari gruppi di dipendenti. Infatti, nel 75% delle aziende che hanno risposto al sondaggio, non vengono superate le due giornate di formazione l’anno per addetto, numero ritenuto insufficiente; basti pensare che negli Stati Uniti alla formazione nel settore industriale sono dedicate cinque giornate all’anno in media.
Altra domanda del sondaggio: “In quale ambito ritiene che la sua azienda/il suo settore debbano affrontare le sfide più grandi nei prossimi 1/2 anni?”. Gli aspetti maggiormente segnalati sono stati la pressione sui costi legata alla globalizzazione, la gestione del cambiamento e l’esigenza di aumentare la produttività. In questo caso la conclusione tratta dalle associazioni responsabili riguarda la necessità di formazione per lo sviluppo delle competenze tecniche/specialistiche e in termini di competenze di leadership e conduzione del personale. «Quello che emerge in generale dal sondaggio – ha spiegato in conferenza stampa ieri a Bellinzona Stefano Modenini – è una mancanza di formazione nei quadri intermedi dell’azienda, persone che in passato sono partite dai piani bassi e ora hanno delle funzioni dirigenziali. Una delle risposte possibili – conclude il direttore di Aiti – sta proprio nel progetto di formazione continua che verrà proposto da autunno».