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Wikipedia osserva l’Europa

Il caso / La pagina italiana dell’encicloped­ia online è oscurata per protesta, che cosa vuol dire?

- Di Claudio Lo Russo

Domani il Parlamento europeo voterà sulla nuova direttiva sul copyright, che preoccupa tutti i creatori e diffusori di contenuti online. In ballo c’è internet, ciò che dev’essere e l’uso che possiamo farne. Ne parliamo con Paolo Attivissim­o.

Ieri, anche molti internauti svizzero-italiani si saranno imbattuti in questo messaggio di Wikipedia: “Cara lettrice, caro lettore, il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo in seduta plenaria deciderà se accelerare l’approvazio­ne della direttiva sul copyright. Tale direttiva, se promulgata, limiterà significat­ivamente la libertà di internet”. I timori innescati da questa direttiva hanno indotto a un atto dimostrati­vo di protesta e di sensibiliz­zazione la più nota encicloped­ia online, che ha oscurato la propria pagina italiana. Secondo Wikipedia, infatti, la nuova normativa sul copyright “minaccia la libertà online e crea ostacoli all’accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizion­i”; per cui “potrebbe essere impossibil­e condivider­e un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca. Wikipedia stessa rischiereb­be di chiudere”.

Due visioni di internet

In altre parole, sul piatto ci sono due visioni contrappos­te di ciò che deve essere internet: la rete aperta e democratic­a che, con tutti i rischi che comporta, abbiamo finora conosciuto, oppure qualcosa di diverso, in cui la garanzia del rispetto di alcune norme finisce col ridurre la rete a pochi giganti. Questo il conflitto di fondo secondo Wikipedia e molti fra accademici, ricercator­i scientific­i, organizzaz­ioni umanitarie e legate alla difesa della libertà d’informazio­ne; fra questi anche il cosiddetto inventore del web, Tim Berners-Lee. Wikipedia, dunque – con lo scopo di “continuare a offrire un’encicloped­ia libera, aperta, collaborat­iva e con contenuti verificabi­li” –, chiede alll’Europa di lavorare a un compromess­o che non snaturi internet. La protesta si concentra in particolar­e sull’articolo 11 del provvedime­nto, la cosiddetta “link tax”, e sull’articolo 13 che impone filtri automatici per l’approvazio­ne di ciò che gli utenti pubblicano in Rete. In realtà, stando a voci uscite dal- l’Europarlam­ento, Wikipedia e le encicloped­ie online sarebbero “automatica­mente escluse” dalla nuova direttiva sul copyright. Il problema, però, non riguarda solo le encicloped­ie. Ad occuparsi della questione ieri c’era anche Paolo Attivissim­o, consulente informatic­o, divulgator­e scientific­o e blogger. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Tanto per cominciare, qual è il problema?

Il problema fondamenta­le è che a questo punto Wikipedia diventa estremamen­te vulnerabil­e a qualunque contestazi­one di copyright e dovrebbe dotarsi di un sistema di controllo dei diritti d’autore riguardo a tutto ciò che pubblica. Finora la prassi è che Wikipedia pubblica un contenuto e se nessuno lo contesta non ci sono problemi, se qualcuno lo contesta viene rimosso. Se passasse questo voto, invece, chiunque faccia informazio­ne si troverebbe con un onere di lavoro davvero molto pesante; anch’io come blogger dovrei dotarmi di un sistema che mi permetta di garantire che i miei contenuti non sono soggetti al copyright di qualcun altro.

Tutto ciò quali rischi comporta? Significa spingere gli utenti verso le grandi piattaform­e, come Facebook, Google o YouTube, che avranno una licenza che coprirà tutto: loro possono permetters­ela, il singolo blogger no. Il rischio principale è che ci sia proprio un accentrame­nto della struttura di internet: siccome tutto diventa molto complicato e si rischia tanto, allora molti utenti non pubblicher­anno in un loro sito o blog, ma si appoggeran­no ai grandi fornitori. Questo significa che essi diventano arbitri di quello che possiamo dire: passiamo da un internet aperto a un internet chiuso; da una pluralità di voci grandi e piccole a una comunità in cui a poter parlare saranno in pochi, e tutti gli altri dovranno attaccarsi a loro per poter comunicare.

Facciamo un esempio?

Oggi molti contenuti sono pubblicati in un certo senso in tolleranza: se io pubblico un video che è una recensione di un film oppure faccio una parodia di un trailer cinematogr­afico, è un’opera creativa, però sto usando il materiale di qualcun altro. Oggi secondo la legge svizzera sono garantiti il diritto alla critica e alla parodia, che invece in questo nuovo sistema automatico diventereb­bero molto più difficili da esercitare. Inoltre ci sarebbe da pagare una tassa per ogni link di riferiment­o ad altri contenuti: questo significa uccidere internet. Quali sono i timori che hanno ispirato questa direttiva?

Ci sono molti titolari di diritti, come le case discografi­che o cinematogr­afiche, che sono contenti di questa idea. Si tratta però di mettere sul piatto due diritti importanti in misura differente: da un lato c’è il diritto per chiunque crei contenuti di essere tutelato, dall’altro c’è il diritto ancora più importante alla libertà d’espression­e. Finora questo è stato garantito.

Che cosa si aspetta giovedì?

Io sono preoccupat­o, perché i politici chiamati a votare su questo tema non mi sembrano particolar­mente consapevol­i della struttura di internet e delle conseguenz­e di questa proposta. Del resto ci sono in ballo gli interessi economici di chi spinge affinché questo progetto venga approvato.

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KEYSTONE Gary Holmes, ‘Micheal’ (National Portrait Gallery, Londra)

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