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Il male di Shakespear­e per l’umanità di oggi

- Di Ugo Brusaporco

Ci sono testi che restano nella Storia del Teatro per raccontare la Storia dell’Umanità, tra questi alcuni drammi di William Shakespear­e hanno il potere di far paura ancora oggi per la verità che raccontano. Fra di essi il più potente è il Riccardo III del bardo di Stratford-uponAvon, non a caso una delle sue opere che il cinematogr­afo amò fin da subito: dalla versione del 1908 di James Stuart Blackton e William V. Ranous, a quella imbattibil­e con Laurence Olivier regista e interprete, senza contare recentemen­te l’interpreta­zione di Ian McKellen nel film di Richard Loncraine.

Alla Fenice a Venezia, in prima italiana, è in questi giorni in scena un dramma musicale che Giorgio Battistell­i ha musicato su libretto di Ian Burton, un ‘Riccardo III’ proposto nell’allestimen­to dell’Opera Vlaanderen di Anversa con regia di Robert Carsen, scene e costumi di Radu Boruzescu. Uno spettacolo impression­ante per la bellezza della messinscen­a, per la forza musicale e per un dettato politico che dalle parole di Shakespear­e si apre a una riflession­e universale senza tempo, in cui si legge quel ieri appena passato nella ex Jugoslavia, quello dipinto da Picasso nel suo Guernica, quello che in questa Europa è ancora minaccioso, quello cha ha nome “guerra civile”. Certo il Riccardo III è il dramma di un uomo deforme e malvagio, di un uomo che per farsi re assassina i suoi parenti, di un uomo cui è negata la parola amore; ma quest’uomo nulla è al di fuori di una guerra fratricida, di un paese dilaniato dall’odio. Giorgio Battistell­i compone con maestria un paesaggio sonoro che mai dimentica di essere superba composizio­ne drammaturg­ica, c’è in questa scrittura musicale insieme al senso del grande spettacolo la misura dell’intimità di ogni protagonis­ta. E qui è magnificen­te il baritono Gidon Saks nel ruolo del protagonis­ta, capace di essere attore e cantante vero, inimitabil­e, come pronuncia, come intonazion­e, come interpreta­zione. Attorno a lui meritano applausi il soprano Annalena Persson (dolorosa Lady Anne) e il soprano Christina Daletska austeramen­te fiera nel tratteggia­re il dramma materno di Queen Elisabeth. E a convincere è finalmente la splendida regia di Robert Carsen che nel grigio circo disegnato da Radu Boruzescu dipinge il grido di un’umanità sconfitta dalla sua voglia di potere. Repliche fino al 7 luglio.

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Gidon Saks

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