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‘Sugli stage abbiamo richiamato delle aziende’

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Un lavoro gratuito impalpabil­e per Stefano Modenini, direttore Aiti: «Qui si ragiona su percezioni, dati non ce ne sono. Aspettiamo lo studio Supsi per capire se fotografer­à fenomeni di fondo di un mercato del lavoro globalment­e in cambiament­o, al di là della volontà delle singole aziende. Dire che c’è più precarietà è una visione di parte che Aiti non condivide», spiega il suo direttore. Qualche stagista fuori posto c’è comunque, visto che qualche anno fa l’autorità ha emanato direttive sulle linee guida degli stage poi inviate alle imprese in Ticino. E dai controlli sono emersi casi non in regola. «Sicurament­e c’è qualcuno che se ne approfitta, in passato abbiamo richiamato aziende sugli stage, c’erano manager stranieri che ignoravano le regole e sono stati informati. Bisogna essere guardinghi, lo stage non deve essere uno strumento per sostituire un lavoratore effettivo e impiegare manodopera a costi inferiori su tempi prolungati. Lo stage serve per acquisire competenze e andare verso un lavoro effettivo, altrimenti c’è qualcosa che non va», precisa. Chi fa lo stage spesso è nella posizione più debole per segnalare eventuali abusi all’Ispettorat­o del lavoro, cui compete la vigilanza. Spesso lo stagista tiene duro sperando di ottenere il posto. «Si può segnalare in forma anonima. Più regole si mettono, più diventa difficile. Le norme ci sono e vanno fatte rispettare». Che il mondo del lavoro sia cambiato è un dato di fatto. «C’è un aumento importante degli straordina­ri, la classica giornata dalle 8 alle 17 è superata per chi ha funzioni di responsabi­lità che arriva alle 50, anche 60 ore, perché non è possibile smaltire il lavoro nelle 40 ore che ormai appartengo­no al passato. Non sempre è positivo ma il modo di lavorare oggi è molto diverso dalle leggi fissate nei decenni passati», conclude il direttore dell’associazio­ne industrie ticinesi (Aiti).

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