C’è una giudice a Varsavia
Varsavia – C’è, in Polonia, chi dice no. Migliaia di persone hanno manifestato in diverse città fin dalla notte di martedì contro l’applicazione della legge che pensiona d’autorità un terzo dei giudici della Corte suprema. E ieri mattina la presidente stessa della Corte Malgorzata Gersdorf, 65 anni non ancora compiuti, “pensionata per forza”, ha protestato recandosi al lavoro. Per quello che vale, i manifestanti hanno dalla loro l’apertura della procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea contro il governo nazionalista di Mateusz Morawiecki, proprio per la progressiva erosione dell’indipendenza della magistratura. Quest’ultimo provvedimento coinvolge 37 giudici su 73, obbligati a dimettersi a 65 anni. Morawiecki e il presidente della repubblica Andrzej Duda lo hanno definito buono e “necessario” per rendere i tribunali “più democratici” e i giudici “più responsabili verso gli elettori”. Per l’opposizione invece, Legge e Giustizia, il partito al potere nelle mani dell’ultrabigotto Jarosław Kaczynski, sta distruggendo l’ordine democratico e l’autonomia della giustizia attraverso una legge che impone un controllo politico sui tribunali. “È una purga alla Corte suprema mascherata da riforma delle pensioni”, ha constatato Gersdorf. Il suo mandato di sei anni dovrebbe scadere nel 2020. Non è dunque azzardato vedere nella legge una misura punitiva verso il numero uno della giustizia polacca, più volte critica verso il partito di governo. Difendendo il proprio governo, ieri davanti al parlamento europeo, Morawiecki ha detto: «Non siate paternalistici», perché «la democrazia in Polonia non è mai stata così viva». Per merito dei polacchi che lo contestano.