Trump rimuove l’affermative action nelle scuole
Washington – Tutti uguali, soprattutto i bianchi, nelle scuole e nelle università statunitensi. Tanto che Donald Trump ha disposto la revoca delle direttive introdotte da Barack Obama per assicurare alle minoranze l’accesso ai college e promuovere l’accesso paritario all’istruzione. Provvedimento che a sua volta ribaltava quello adottato dal predecessore del primo presidente ‘nero’, George W. Bush. Una lettera congiunta del Dipartimento di giustizia e del Dipartimento dell’istruzione manda così in discarica la cosiddetta “affermative action”, l’indicazione – di fatto non vincolante ma fortemente incoraggiata – data ai campus perché garantissero anche alle minoranze non bianche il diritto allo studio e l’accesso alla formazione superiore. Al contrario, secondo la Casa Bianca, la natura stessa delle raccomandazioni spingerebbe i dipartimenti competenti ad agire oltre i limiti previsti dalla legge. Il famoso “razzismo al contrario” di cui sono soliti lamentarsi i pronipoti dei padroni di schiavi. La decisione è stata annunciata mentre il Dipartimento di giustizia sta indagando se la blasonata università di Harvard sta discriminando illegalmente gli studenti di origine asiatica nel processo di ammissione, circostanza negata dall’ateneo. E anche mentre la cosiddetta linea dell’“affermative action”, già controversa, si trova ad un bivio: la Corte suprema ha limitato gli ambiti in cui le istituzioni accademiche possono prendere in considerazione il “fattore razza” nel tentativo di rendere più diversificato il corpo studentesco, ma non ha bandito la pratica. Ora, con il ritiro del giudice Anthony Kennedy dalla massima corte (dove era considerato ago della bilancia) e un possibile imminente cambiamento degli equilibri nell’organo giudiziario con la prossima nomina del nuovo giudice – conservatore, va da sé – da parte di Trump, la posizione della Corte suprema potrebbe favorire l’interpretazione più radicale della questione: tutti uguali, qualcuno di più.