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‘No’ all’idea di un Mister anti-corruzione

La proposta in un rapporto del Controllo federale delle finanze. Ma il governo è per lo statu quo.

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La Svizzera è fra i primi della classe in fatto di lotta alla corruzione nell’amministra­zione. Ma manca ancora di una vera strategia in materia, ritiene il Controllo federale delle finanze (Cdf), secondo il quale va migliorata l’efficacia del Gruppo di lavoro interdipar­timentale (Glid) ad hoc attivo dal 2008. Il Consiglio federale è però rimasto sordo alle sue raccomanda­zioni prorogando­ne lo scorso aprile il mandato per 10 anni. No anche all’idea di istituire una sorta di Mister anti-corruzione. In un rapporto risalente a gennaio ma pubblicato ieri il Cdf, organo superiore di vigilanza finanziari­a della Confederaz­ione, giudica “pertinente” il mandato affidato dieci anni fa dal governo al Glid. Sostiene tuttavia che le condizioni quadro “non permettono un’attuazione adeguata” e che occorrono “riforme importanti” per incrementa­rne l’efficacia: “L’indipenden­za, le risorse (finanziari­e e umane), le competenze, la memoria aziendale e la visibilità non sono adeguate”. Il Consiglio federale – aggiunge – “deve inoltre fornire ed esprimere con chiarezza il proprio sostegno politico per meglio prevenire la corruzione”. Il Cdf chiede tra le altre cose al governo di adeguare il mandato del Glid. A suo avviso, il mandato va affidato a un organismo sovra-dipartimen­tale indipenden­te, che disponga delle risorse, delle competenze e dei poteri necessari per raggiunger­e gli obiettivi fissati. Il Cdf propone di seguire i modelli scelti da Finlandia e Austria, dove i gruppi di lavoro omologhi fanno capo al ministero della giustizia e non a quello degli esteri. Il Cdf propone di mantenere un gruppo di scambio di informazio­ni, dotato di una segreteria e formato da specialist­i, e di istituire un nuovo delegato federale per la lotta contro la corruzione. Questi accompagne­rebbe i rappresent­anti svizzeri in ambito internazio­nale, avrebbe un ruolo di coordinato­re a livello federale e fungerebbe da “sensibiliz­zatore presso gli enti pubblici e la società civile”. In una presa di posizione, il Consiglio federale si dice tuttavia per lo statu quo, consideran­do la lotta alla corruzione come “un compito trasversal­e” che richiede una collaboraz­ione tra i diversi uffici federali, il Ministero pubblico della Confederaz­ione e lo stesso Cdf.

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