Se ammaina la bandiera
All’indomani dell’eliminazione della Svizzera dal Mondiale per mano della Svezia, capitan Stephan Lichtsteiner pur difendendo in parte i suoi compagni ha ammesso che ‘è mancata la voglia di andarsi a prendere a tutti i costi la vittoria’. E sul suo futuro
Potrebbe aver vissuto da squalificato la sua ultima partita ufficiale con la nazionale rossocrociata, Stephan Lichtsteiner. A differenza degli altri veterani del gruppo Behrami, Dzemaili e Djourou, il capitano non ha infatti escluso un suo addio alla Nati. «Prima dovrò vedere come starò nei prossimi mesi, poi prenderò una decisione – ha spiegato il difensore dell’Arsenal dal ritiro elvetico di Togliatti, che la truppa di Petkovic lascerà oggi per tornare in patria (l’arrivo è previsto verso le 16 all’aeroporto di Kloten) –. Ci sono dei giovani che spingono per rubarmi il posto e difenderlo sarebbe una bella sfida. È per questo che sono incline a pensare di proseguire in Nazionale, ma ci devo riflettere. Quel che è certo, è che continuerò solo se avrò la motivazione e l’energia per farlo come si deve».
‘Con la Svezia non avremmo meritato di vincere, ma non tutto è stato da buttare. Continuerò solo se avrò motivazioni ed energie’.
Come detto martedì sera a San Pietroburgo il 34enne era squalificato e non ha potuto fare altro che guardare dalla tribuna i suoi compagni fornire un’opaca prestazione contro la Svezia... «Quando le cose non girano bene e tu non puoi fare niente per cambiare la situazione perché sei fuori, non è facile. Alla fine ho visto comunque una squadra che ci ha provato, ma che non è riuscita a fare quello “step” in più. Quattro anni fa con l’Argentina ci siamo andati molto vicino, ma di fronte avevamo appunto l’Argentina; pure nel 2016 con la Polonia non siamo andati lontani dal passaggio ai quarti, ma in quel caso non sono arrivati i gol; stavolta invece è mancato qualcosa in più a livello di convinzione e di voglia di andarsi a prendere a tutti i costi la vittoria». Un atteggiamento che ha attirato sui giocatori svizzeri parecchie critiche... «Ricevere delle critiche dopo aver mancato un’occasione simile di riscrivere la storia, fa parte del gioco per un calciato-
Il 34enne ha ormai raggiunto le 103 presenze con la maglia rossocrociata
re. L’importante però è non dimenticare che si trattava pur sempre di un ottavo di finale della Coppa del mondo, torneo a cui siamo approdati dopo delle ottime qualificazioni con dieci vittorie e un pareggio in undici partite (unica sconfitta, quella con il Portogallo, che ha condannato i rossocrociati allo spareggio poi vinto con l’Irlanda del Nord, ndr). Anche
qui in Russia poi abbiamo fatto molto bene, eccezion fatta per la partita con la Svezia, nella quale come detto non siamo riusciti a esprimerci al meglio e non avremmo meritato di vincere». Come spesso (se non sempre) negli ultimi anni, a essere maggiormente toccati dalle critiche sono gli attaccanti, nessuno davvero convincente in Russia – come dimostra il fatto che Petkovic ha schierato titolari tre punte diverse in quattro partite (due volte Seferovic, una Gavranovic e una Drmic)... «È vero, ci manca un bomber puro, ma i nostri giocatori offensivi lavorano tanto, corrono, fanno pressing e noi siamo contenti di loro. Bisogna anche dire che non sempre per gli attaccanti è facile mentalmente, perché quando tutti continuano a sottolineare la difficoltà ad andare in gol, poi emergono i dubbi e in questo senso magari a volte servirebbe un po’ più di tranquillità e meno critiche. Ad esempio per la partita con la Svezia non si può dire loro nulla, perché non abbiamo praticamente creato occasioni ed è questo che non ci ha permesso di vincere».